Documentazione: Una ricerca sul web

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Ho già avuto modo di parlare della documentazione raccolta su internet nel post dedicato ai videocorsi Nettuno. Questa volta porterò un esempio della documentazione raccolta attraverso i motori di ricerca.

Nel nostro caso si parla ovviamente di architettura, ma limitata ad un periodo preciso: il medioevo. "Architettura medievale" quindi potrebbe rappresentare un buon inizio. 
I risultati in effetti sono molto interessanti (già solo con le prime pagine c'è da leggere per ore), ma ancora piuttosto vaghi. 
Non troviamo solo pagine relative all'architettura, ma anche all'arte in generale, con riferimenti ai monumenti gotici e romanici di tutta Europa e oltre. Entriamo allora più nello specifico e proviamo con questa:"architettura + medievale + genova". 
Adesso ci avvicineremo sicuramente di più all'obbiettivo, anche se la maggior parte dei testi che trattano di architettura medievale si limitano a quella religiosa (cattedrali, battisteri, abbazie, conventi...) o militare (castelli, mura, fortificazioni). L'architettura civile viene spesso trascurata, se non nel caso di palazzi pubblici e strutture quali ponti, strade, ecc. 
Il motivo è semplice: la stragrande maggioranza degli edifici civili non è arrivata fino ai nostri giorni, principalmente a causa dei materiali meno durevoli (vi era un uso prevalente del legno e del mattone) e del basso valore sociale di queste strutture, che sono state demolite nel corso dei secoli.

Raffinando ulteriormente la nostra ricerca, digiteremo "architettura + medievale + civile + genova", e dopo un paio di voci tratte da Wikipedia, incapperemo in questa pagina: villaggiomedievale.com.
Questa volta si tratta di un forum frequentato da appassionati di medioevo e all'interno del quale si possono trovare discussioni inerenti ad arte, architettura, abbigliamento, usi e costumi medievali e molto altro. I termini della ricerca però erano sufficientemente precisi da portarci direttamente all'interno di una di queste discussioni, risalente al 2006, dal titolo "Architettura civile medievale".
A questo punto scopriamo che quasi tutta la discussione gira attorno alla città di Genova e che possiamo trovare dettagli molto interessanti che in altre pagine più "popolari" non vengono approfonditi.

Con il permesso dell'autore, riporto pari pari una risposta alla domanda di un utente che chiedeva notizie circa l'architettura civile nel medioevo.
Per accompagnare la lettura inserirò alcune foto scattate durante una delle mie passeggiate per il centro storico genovese.

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Allora ... parto da Genova per due motivi: primo, sono genovese d'adozione ed è lì che ho studiato Architettura: ovviamente (visto che come spesso accade in certe materie si tende alla "regionalizzazione" piuttosto che a fornire uno sguardo d'insieme) è la citta che conosco meglio!

Secondo, Genova non è una città qualunque per chi si occupa di architettura civile medievale: forse non tutti lo sanno ma è la città con il più esteso centro storico medievale al mondo!! 
Da ciò ne consegue che non sono rimasti edifici o quartieri "sparsi", scampati alla demolizione: c'è ancora (quasi) tutto ( tranne credo la zona di Portoria dalla parte di via XX, tanto per capirci con gli altri liguri!). Questo vuol dire che non si sono conservati solo gli edifici dei ricchi, ma anche dei borghesi e dei poveri ... un catalogo davvero completo e preziosissimo! 

Alcune precisazioni socio-urbanistiche: Genova viveva intorno al suo porto, il commercio era la fonte principale di ricchezza ... vedremo che questo influenzerà molto la tipologia edilizia! 
Altra considerazione: Genova è schiacciata tra il mare ed i monti ... posto per costruire ce n'era poco!
Il tessuto edilizio ha cominciato fin da subito a salire (alto e sottile) verso l'alto, su molti piani! Le strade (caruggi in centro e crose vicino alle mura) erano strettissimi tagli tra le case: ancor oggi lì "il sole del buon Dio non dà i suoi raggi" e si vive in un'eterna penombra!


Non bastasse questo a dare un senso di claustrofobia ... posso aggiungere che la Genova medievale praticamente non ha piazze! (solo Banchi e poco altro ...): potete immaginarvi l'effetto di camminare in centro: nessuno slargo e buco tra due case (bombardamenti a parte!)... la sensazione di camminare dentro un canyon!

A questo punto ... il mercante si pose un grosso problema: "Lungo la strada i banchetti dei negozianti non ci stanno, dove li metto? allargo le strade?" ...Questo avrebbe significato rinunciare a parte della propria casa (i mercanti avevano i propri negozi sotto la propria abitazione ... ancora oggi le vie del centro hanno il nome di negozi che in ciascuna Arte era ospitata: indoratori, alabardieri, macelli ecc.). 
Come risolvere il problema? Il pratico mercante Genovese trova il modo di conciliare le due cose: porticati con negozi al pian terreno e casa sopra! Oggi un po' si è perso il fascino unico di questa immensa città di strade strettissime che entravano letteralmente dentro le case: dal quattrocento gran parte dei porticati è stata tamponata (oggi ogni tanto riportano qualche palazzo alla condizione originaria ...) Chiaro che il senso di claustrofobia è ancora aumentato!


Questo gioco di spazi con un'eterno mescolarsi di interni ed esterni in un remescio (rimescolio) continuo è una delle cose che più apprezzo di Genova ... e si vede ancor meglio quando si entra dentro ad un palazzo! L'esterno, il verde, il giardino ... è DENTRO! Da fuori, una muraglia continua, ininterrotta ed altissima ... ma appena entri ti sembra a volte (diciamo nel medioevo un po' più tardo e per gli edifici più ricchi) di essere in un chiostro medievale: cortile interno porticato su più piani con affreschi, sculture, giardino e fontane! Questo troverà il suo culmine a medioevo ormai defunto (nel '500) con, per esempio, i palazzi di via Garibaldi!


Il risultato era tipico di Genova: il fasto sta dentro casa, fuori si lascia un'impressione sobria ed austera! I cortili interni più famosi di Genova sono sicuramente quelli del Palazzo Ducale (parte medievale): dal di fuori ... un'austera fortezza, ma dentro ... l'eleganza di un chiostro! Altro esempio di architettura civile è il famosissimo Palazzo san Giorgio che potete vedere (la parte affrescata è più recente) in queste foto:


Queste immagini sono davvero un'ottima sintesi dell'evoluzione nell'uso dei materiali costruttivi:
- pietra e mattoni a vista (per il periodo medievale);
- mattoni affrescati per la parte rimaneggiata (direi nei seicento?): era il periodo in cui eran finite le palànche (soldi )... l'affresco ed il trompe l'oeil erano il modo più economico per ostentare il lusso!

Le fasi di evoluzione dei materiali sono state (mi limito al medioevo):
- mattoni (con eventuale basamento di solida pietra);
- pietra ( per i rivestimenti si usava la pietra di Promontorio) e marmo (per la fine del medioevo ... molto più sfarzosa!).


Già ... perché quando Genova ha cominciato ad aver molti soldi, ha sostituito con pietra e marmi il caro vecchio mattone: nel periodo precedente ... era proprio vietato lo sfarzo eccessivo!
Solo a quattro famiglie (ogni famiglia "allargata" a parenti, alleati e tirapiedi aveva un proprio quartiere o consorteria in cui quasi "faceva feudo"), era per esempio concesso di decorare la facciata delle proprie case con strati alternati di marmo bianco e nero: Spinola, Fieschi, Grimaldi e Doria!
I meno potenti ... dovevano "volare basso"! Ecco un tipico esempio: case della consorteria dei Doria in Piazza San Matteo!

Per la parte più "tecnica" ... ho trovato questo:

"La tecnica costruttiva della Genova medioevale ( costruzioni di gran parte dell'attuale centro storico fino al 1400) è profondamente diversa da quella dell'architettura contadina: il sistema strutturale è ancora a setti portanti ma le pareti perimetrali presentano spesso, anche nei piani superiori al terreno, una successione di pilastri e grandi archi a sesto acuto, la disposizione dei mattoni a filari con rare immorsature fa pensare non tanto ad un muro, quanto ad un paramento, forse a faccia a vista, data la lavorazione estremamente accurata, o ad una cassaforma a perdere. 
Dal XV sec. è consueta per tutto il centro storico genovese una tecnica costruttiva ancora diversa nella quale riaffioreranno alcune caratteristiche dell'architettura contadina: il sistema è sempre a setti portanti che consentono di leggere la trama della lottizzazione medioevale, ma per le strutture verticali si generalizza l'uso della muratura, di pietre a spacco con scaglie a cuneo forzate col martello, già visto nell'architettura contadina, con l'importante aggiunta di catene in ferro fucinato longitudinali destinate a migliorare la stabilità della scatola muraria. 
Questo è un enigma del costruire genovese, perchè viene abbandonato un materiale, il mattone certamente più affidabile per l'esecuzione di murature portanti, e si preferisce invece l'uso della pietra a spacco, tecnicamente meno evoluta. 
Per l'impiego così diffuso delle catene metalliche, la spiegazione più logica, oltre alla volontà di leggere la scatola muraria realizzata con un materiale (pietra a spacco) non del tutto affidabile, è il terremoto del 1536 e la successiva ordinanza del 1545 che prescriveva appunto di assicurare la stabilità degli edifici mediante tiranti in ferro, piuttosto che con archi e contrafforti esterni, inevitabilmente riduttivi della fruibilità degli spazi pubblici." (1)


... e poi questo:

UNA CASA MERCANTILE GENOVESE NEL MEDIOEVO 

La particolare conformazione della città medioevale e la peculiare vocazione al commercio marittimo e terrestre, favorirono, nella Genova dei secoli XII e XIII, l’affermazione della casa mercantile, unità edilizia che assolveva contemporaneamente alla duplice funzione abitativa e commerciale. 

La conformazione e l’aggregazione delle unità edilizie risulta essere piuttosto schematizzata e organizzata secondo un modello distributivo e funzionale evidentemente vincente. 
La zona commerciale della casa si concentra tutta nel basamento dell’edificio, dove il portico, aperto con la bottega verso la strada, introduce sul retro alle “volte”, i magazzini veri e propri. 
La vita privata invece si articolava nei piani superiori, nella maggior parte dei casi divisi dal portico da un piano ammezzato dove erano in genere ospitati gli uffici. 
Ognuna delle associazioni familiari dette a Genova “curie” possedeva almeno un portico, ma più spesso era organizzata intorno alla “domus magna” e ad un fondaco, un insieme di magazzini o volte in cui si svolgeva il ricovero, lo smistamento ed eventualmente la lavorazione e la vendita al dettaglio delle merci nelle annesse botteghe. 

Fino a tutto il secolo XIII la città non dispone di grandi spazi urbani dedicati a manifestazioni collettive, ma di piccole piazze private, dove la vita sociale e privata delle famiglie si intreccia indissolubilmente con la loro attività economica. È importante ricordare come il nobile medioevale fosse soprattutto un mercante, binomio fortunato che dura fino al 1528, anno della grande riforma istituzionale di Andrea Doria. 

Nel medioevo le consuetudini commerciali dei genovesi sembrano fatte apposta per offrire a chiunque la possibilità di arricchirsi. Era frequente l’associazione tra uno o più mercanti, che fornivano il capitale e restavano a Genova, e chi partiva per il viaggio d’affari senza impegnarvi denaro proprio. 
Al rientro i profitti venivano ripartiti per tre quarti ai finanziatori e il restante quarto a chi aveva affrontato i rischi della lunga trasferta. I giovani meno facoltosi avevano così modo di inserirsi nella vita economica della città, e racimolare delle vere e proprie fortune se la spedizione aveva esito favorevole; mentre i rampolli delle famiglie più in vista approfondivano la loro esperienza all’estero, spesso presso parenti già introdotti.

Si parla di “portico” come del luogo deputato all’accoglienza del cliente, generalmente aperto verso la strada. All’interno del portico poteva essere accolta una “lobia”, sede di qualche consorteria o Arte, e anche più di una bottega, con esposizione delle merci accolte sotto le “voltae”, situate sulla parete posteriore del portico e ancora sotto la casa. Il portico poteva anche essere affittato ad altri che non fossero membri della famiglia, anche se questo solitamente non avveniva nelle casate più importanti, soprattutto nel caso delle “domus magnae”, nel cui portico avvenivano le grandi cerimonie, i banchetti ed in genere i riti della consorteria. 
Nei portici posti in luoghi centrali non era raro che potessero sedere i magistrati della Repubblica, i rappresentanti dei mercanti forestieri e spesso i notai con i loro banchi. Le botteghe al di fuori dei portici sono tantissime e tutte uguali: hanno una porta stretta e, accanto ad essa una mostra, una sorta di finestra che esibisce la merce. I luoghi di produzione artigiana non sono distinti dalle botteghe mercantili, spesso infatti occupano lo stesso piccolo vano, e le bancarelle e le merci che traboccano dalle botteghe ingombrano ogni spazio disponibile, ignorando di fatto tante ordinanze mirate a mantenere l’agibilità pubblica delle strade. 

Il sistema portico-volta è strettamente correlato al mezzano superiore, utilizzato molto probabilmente come ufficio e come luogo di rappresentanza, inoltre è possibile osservare la continuità di una tradizione funzionalista che prevede, nella casa mercantile, la successione di: portico in pietra che ingloba il mezzanino, il più delle volte affacciato sotto le arcate, oppure disposto sopra il portico, e delimitato superiormente da archetti pensili che lo separano dalla zona residenziale realizzata in mattoni. 
Muratura in pietra e/o in mattoni viene estesa alla tamponatura di tutti i piani, scanditi da solai lignei ad eccezione del portico e della volta retrostante, voltati in pietra. 

Poco si sa del sistema distributivo, è probabile che anche le scale fossero lignee. 
I piani privati erano organizzati in camere dove si svolgevano le attività quotidiane, mentre nel piano di «caminata », (stanza con il camino), si articolava la vita familiare durante il giorno, era il luogo di soggiorno e di conversazione, che si apriva sulle facciate con grandi polifore a colonnelli decorate.

La famiglia mercantile era molto legata ai vincoli di parentela, al fine di proteggere e salvaguardare gli interessi commerciali. Usualmente i Figli maschi abitavano nella casa fino alla morte del padre; anche dopo il matrimonio, che avveniva in età molto giovane, potevano rimanere minorenni, dato che l’emancipazione era raggiunta per legge ai venticinque anni di età. Il diritto medioevale era infatti molto attento a regolare la compravendita immobiliare entro la cerchia familiare, garantendo perfino un diritto di prelazione esercitabile da un membro della famiglia. 

La casa medioevale era molto discreta, con semplici decorazioni affrescate ed un arredo estremamente funzionale. Sembra opportuno, a questo riguardo, sottolineare il termine funzionalità, particolarmente appropriato nel descrivere l’abitazione mercantile, che per quanto sia possibile ricondurla alle schematizzazioni precedentemente citate proposte dagli storici, rimane un bellissimo prodotto piegato più alle esigenze contingenti piuttosto che debitore a canoni formali ed artistici. Attraverso la lettura e l’analisi di altre realtà portuali mediterranee, è stata riscontrata una certa continuità di linguaggio costruttivo; resta tuttavia da definire quanto queste somiglianze fossero volute oppure fossero patrimonio comune di un fare architettura che, nel medioevo, era non solo prodotto di abili architetti, ma anche il risultato di professionalità artigiane, scalpellini, falegnami, carpentieri e maestri muratori; senza dimenticare che, sulla provenienza e sullo scambio di funzioni architettoniche tra le città marinare, esiste probabilmente un’origine comune legata agli scambi commerciali veicolo allo stesso tempo anche di scambi culturali. (2)
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Ed ecco che con una semplice ricerca su Google abbiamo messo le mani su un materiale davvero interessante che, ulteriormente approfondito e integrato con il resto della documentazione cartacea e fotografica ci permetterà di procedere al meglio nel nostro progetto!

Cioè, "nostro" di chi? E' il mio progetto! O_o
Mi sarò fatto prendere da manie di grandezza? Non credo, mi piace lavorare in piccolo!
Comunque ormai ho iniziato parlando al plurale e devo finire così...

In conclusione: altre chiavi di ricerca è inutile che stia a elencarle, sono così tante che neppure le ricorderei. Inoltre ogni ricerca può essere ripetuta dopo un certo tempo e dare risultati differenti. Vengono continuamente caricati in rete nuovi contenuti e qualcuno potrebbe fare al caso nostro!
Senza contare che lo stesso termine può essere tradotto in differenti lingue (io cerco di solito in italiano, spagnolo e inglese), ampliando notevolmente il nostro raggio d'azione.

Ah, ecco perché parlo al plurale... è come nelle barzellette, l'italiano, lo spagnolo e l'inglese.
I tre, rinchiusi dentro una casa medievale infestata dai fantasmi...
Direi che è ora di andare a dormire!

FONTI:

(2) - M. Toma - Una casa mercantile a Genova tra medioevo e Seicento (file .pdf)

Un ringraziamento speciale va ad Alessandro Lantero (Janus) autore del testo qui riportato e moderatore del forum di Villaggio Medievale nonché amministratore dell'altrettanto utile Janus Medioevo.




Costruzioe 94: Colonna bicroma (3) - il capitello

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Il completamento della colonna del fondaco viene dilatato nel tempo e passa attraverso due fasi, principalmente a causa di un errore di misurazione.
Il pezzo di coronamento del fusto, che è in realtà un semplice prolungamento della colonna dotato di due mensole laterali per sorreggere le travi del solaio, viene realizzato quasi contemporaneamente al fusto stesso. Dato l'alternarsi dei colori a fasce orizzontali bianco-nere, secondo le prime misurazioni sembrerebbe che il suddetto pezzo debba essere bianco ed è quindi realizzato in marmo.
Lavoro il blocco di marmo con la massima attenzione, confidando poco nella sua resistenza ed aspettandomi una rottura che fortunatamente non avviene.


Quando però si rende necessario l'inserimento di un nuovo elemento al fusto della colonna perché questa raggiunga la nuova altezza, calcolata stavolta con maggiore precisione, risulta evidente che il pezzo bianco non potrà essere utilizzato. Il nuovo capitello dovrà essere di pietra scura e tocca quindi ricominciare da capo.
Il vecchio capitello viene privato delle due estensioni laterali, che con tanta cura avevo cercato di non rompere durante la prima fase, e si va ad aggiungere al fusto come semplice elemento ottagonale.
La lavorazione del nuovo pezzo procede anche in questo caso senza intoppi, grazie ad un'accurata scelta della pietra. Alcune barre di ardesia infatti sono decisamente più fragili di altre e tendono a spezzarsi malamente, mentre alcune si rivelano durissime e difficili da levigare.


Un ultimo blocco squadrato chiuderà in altezza la colonna raggiungendo il livello di calpestio del piano ammezzato e fungendo da appoggio per la colonnina superiore, così come appare in questo video appena pubblicato.

Con questi nuovi pezzi appena realizzati posso finalmente concludere la costruzione della colonna e utilizzarla come riferimento per le altezze di tutte le mensole in pietra.


Posta al centro del fondaco, la colonna sorreggerà le travi che si innesteranno nei muri laterali. I travetti, posizionati ortogonalmente, raggiungeranno invece la parete frontale e una trave più lunga posta sul fondo.
Quest'ultima immagine si riferisce ad una delle tante prove di montaggio, effettuata ancora con la colonna "prima versione".


STRUMENTI:
morsetto, lime, carta abrasiva, dremel con disco diamantato;
MATERIALI:
ardesia, marmo, colla bianca;
MISURE:
da verificare




Video: pixel su pixel

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Ecco un breve trailer che anticipa l'aspetto del fondaco e del piano ammezzato a lavori ultimati. Alcuni elementi sono già stati costruiti, altri esistono solo su carta. Anzi, nemmeno quello, visto che sono realizzati in digitale...

Buona visione su Youtube:





E su Vimeo, per il gusto della scelta:


STRUMENTI: 
Adobe Photoshop CS3, Windows Live Movie Maker 2011;
MATERIALI:
Asus Notebook K53SJ,K53SV Series + Windows 7 Home Premium, Wacom Cintiq 12wx




Costruzione 93: Volta in pietra a spacco (2) - chiusura del vano di servizio

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La volta in pietra che ho realizzato con gli scarti di ardesia è costruita su misura per coprire il vano di servizio che mette in comunicazione il fondaco con la legnaia, ma prima di collocarla definitivamente dovrò rifinire le pareti perché si adattino alla sua curvatura. Se questo era un compito facile quando si trattava di limare muri in mattoni di Das, con la pietra le cose si complicano.
In questa panoramica del fondaco si vedono già le pareti arrotondate sulle quali poggerà la volta. In primo piano la colonna bicroma (il cui sviluppo illustrerò nel prossimo post) ed elementi di prova per verificare l'altezza delle travi del piano ammezzato.


Una volta finito il lavoro sulle pareti posso incollare le arcate in mattoni e verificare l'incastro della volta.


Successivamente (ma avrei potuto farlo anche prima) passo alle rifiniture della volta stessa, riempiendo i giunti con boiacca di cemento e smussando qualche angolo con la carta abrasiva.



Adesso la volta è pronta per essere fissata definitivamente. In questo caso non userò colla, ma il solo cemento. Per evitare le irregolarità della pietra e gli spazi vuoti che potrebbero crearsi tra le pareti e la volta, stendo un cuscino di cemento lungo tutto il perimetro e vi appoggio la copertura ritirando poi gli eccessi di materiale dall'interno con l'aiuto di spatolina e punteruolo. 
Anche in questo caso è un lavoro che richiede precisione e pazienza, dato lo spazio ristretto in cui devo muovermi. Alcune porzioni dell'interno riesco a "vederle" soltanto inserendo la macchina digitale o la webcam e scattando immagini per verificarne l'aspetto. Una specie di endoscopia della Domus.




Ora il vano di servizio può dirsi concluso. Sulla parete sinistra inserisco una torcia simile a quelle dei sotterranei. 
Stavolta niente impianto elettrico, nei piani alti non riuscirei a gestire il passaggio dei fili inserendoli al tempo stesso in modo da poterli sostituire in caso di bisogno. Qui comunque siamo nella parte posteriore della struttura e la mancanza di una parete di fondo garantisce luce a sufficienza.

L'arredamento di questa parte del fondaco verrà completata con l'inserimento degli attrezzi già realizzati e di un ceppo sul quale i giovani apprendisti potranno dimostrare la loro destrezza nel taglio della legna.
Prima di fissare gli oggetti però, dovrò avanzare nella costruzione del fondaco e chiudere anche questa parte con i tappi di gomma per evitare le infiltrazioni di polvere.
In quest'ultima foto, una "prova di scena" ritrae il futuro angolo del taglialegna.


MATERIALI:
pietrisco, ardesia, cemento a presa rapida, colla bianca; filo di ferro, stuzzicadenti e orecchino (per la torcia);

STRUMENTI:
pinzette, spatolina, carta abrasiva, lime, punteruolo, pennello, pennarello nero;




Costruzione 92 - Il sottoscala (3) - la legnaia

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La costruzione del sottoscala è ormai nelle fasi finali. Nei precedenti post ho descritto la pavimentazione e le murature, poi gli archi ribassati e la volta in pietra del vano di servizio. Contemporaneamente ho realizzato un paio di attrezzi (sega e scure) che serviranno all'arredamento della legnaia, ormai quasi interamente coperta dalla struttura della scala.


Prima di procedere al fissaggio della volta sarà bene completare l'ambiente ristretto sottostante, altrimenti difficilmente raggiungibile. Al suo interno prenderanno posto i ceppi e le pile di legna da ardere. 
In questo caso il materiale usato corrisponde perfettamente al suo ideale modello: si tratta in fatti di rametti raccolti nei boschi, privati della corteccia ed incollati fra loro a formare una catasta di tronchi.


Anche qui, come nel caso della dispensa, gli oggetti verranno incollati definitivamente al pavimento per evitare spostamenti e perdite.


Ora che la legna è sistemata all'interno del sottoscala, posso continuare la costruzione della scala e del vano di servizio. Non prima però di avere chiuso temporaneamente l'ingresso della legnaia con un tappo di gomma per evitare l'accumularsi di polvere al suo interno...


MATERIALI:
rametti, colla bianca, gomma da imballaggio

STRUMENTI:
pinzette, cutter, spatolina

MISURE (in cm):
da verificare





Costruzione 91: Porte del fondaco (3)

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Torno ad occuparmi per la terza volta delle porte del fondaco.
Con la crescita in altezza delle murature (in basso, una panoramica dei lavori) anche gli stipiti iniziano a prendere forma e posso completare il sistema di chiusura dei portoni, soprattutto il destro.


Lo scasso nel muro non è molto profondo, ma è sufficiente ad alloggiare la spranga girevole che bloccherà la porta dall'interno.


Sul fronte esterno i portoni appaiono ben allineati e mano a mano che la costruzione avanza ne controllo la verticalità. Adesso gli infissi stanno in piedi da soli, anche se resteranno mobili fino all'inserimento dei montanti nelle asole superiori.


Poi, una volta raggiunta l'altezza prestabilita, realizzo le mensole ad arco che chiuderanno gli stipiti e sosterranno gli architravi.


A questo punto la principale difficoltà sta nell'allineare perfettamente i muri perché i piedritti risultino tutti alla stessa altezza. Una limatina qua e una là, e posso effettuare la prima prova di posizionamento degli architravi.


Il fissaggio definitivo dei battenti e l'inserimento delle arcate di chiusura richiederà un po' più di lavoro (e un altro post sull'argomento), ma l'aspetto esterno dei portoni è già ben definito e mi ripaga degli sforzi spesi...

MATERIALI:
ardesia, pietrisco, colla bianca

STRUMENTI:
pinzette, lime, tenaglie, carta abrasiva

MISURE (in cm):
(da verificare)




 
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