Costruzione 226: Le quadrifore (seconda parte)

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Continuiamo la costruzione delle due grandi finestre del piano nobile là dove l'avevamo lasciata.
Se non avete letto il capitolo precedente correte subito ai ripari cliccando QUI. Se invece lo avete letto, vi accompagno a fare un giro in cantiere per rinfrescare la memoria.




Rieccoci qua.
L'ultimo elemento di cui avevo descritto la costruzione sono le tessere di vetro che decorano gli infissi, per completare i quali manca ancora una parte essenziale: i cardini.

Sveliamo quindi la misteriosa origine della lamina metallica usata per la fabbricazione dei pezzi che permetteranno l'apertura degli sportelli.
Si tratta della vecchia base di uno zampirone antizanzare ritrovato in dispensa dopo più di vent'anni di "inutilità". Chissà perché era rimasto lì, visto che in ogni scatola era comunque presente una nuova base? Forse qualcuno aveva già immaginato la sua futura utilità?
Comunque, ritagliando i bordi con delle semplici forbici ne ricavo lunghe strisce che arrotolo con l'aiuto di un punteruolo. I vari pezzi vengono poi differenziati tra maschi e femmine inserendo nei primi un segmento di filo metallico di pochi millimetri (a riprova del fatto che le dimensioni non sono poi così importanti).



Una volta realizzati tutti i quattordici pezzi, procedo ad incollarli (questa volta con colla istantanea per evitare sbavature. E' necessario verificare che ogni pezzo funzioni correttamente, e in più occasioni mi vedo costretto a ripetere l'operazione perché i cardini risultano fuori asse o perché una goccia di colla si è infiltrata all'interno del cilindro, impedendone il movimento.




Quando tutto sembra a posto, invito il committente a provare le nuove finestre e ne sembra piuttosto soddisfatto.
Bene, posso andare avanti.

4 - Gli archetti

Come anticipato nel post precedente, la costruzione degli archetti è stata un po' sofferta. Prima per l'impossibilità di incidere in modo preciso la pietra artificiale (materiale sintetico molto duro che a contatto con la punta diamantata tende a bruciare, annerendosi). Poi, per il problema diametralmente opposto: l'eccessiva tenerezza dello Sculpey rende infatti difficile ottenere arcate dai bordi netti la cui risega risulti perfettamente centrale.
Ecco il risultato dei primi test: a sinistra, i durissimi archetti in pietra già incollati tra loro, e di seguito le prime prove di taglio e incisione su materiale morbido.



Come suggerisce l'ultima foto, il problema viene parzialmente risolto incidendo gli archetti su un unico parallelepipedo di Sculpey che verrà suddiviso nei vari pezzi soltanto dopo la cottura.
Per tagliare via la semi-circonferenza utilizzo una bacchetta estensibile per tende, vuota al suo interno e sufficientemente sottile da penetrare nella plastilina senza deformarla troppo. Forse anche una cannuccia di plastica sarebbe stata utile allo scopo, ma quelle trovate in casa avevano un diametro incompatibile.


L'incisione e il modellato delle superfici sono un lavoro lungo e delicato, rallentato da numerose correzioni e rifacimenti volti ad ottenere un risultato semplice ma preciso.


Non ho certo pretese di iper-realismo, semmai cerco un equilibrio con gli altri elementi già realizzati. Troppa sintesi non sarebbe in linea con la complessità delle decorazioni (dai bassorilievi inseriti nei muri agli oculi delle trifore), mentre un eccesso di dettaglio appesantirebbe gli archetti richiamando l'occhio sulle inevitabili imperfezioni.
Insomma, l'esito finale è questo:


Croci, stemmi, fiori, colombe... figure allegoriche che si intuiscono appena ma che danno l'idea di una decorazione ben precisa.

Completata così la prima serie di archetti, ripeto le stesse operazioni su un altro blocco di Sculpey, realizzando quattro archetti del tutto simili (ma diversi nei dettagli) per la seconda quadrifora.


La differenza di tono visibile nella foto è il risultato di una cottura leggermente più lunga del secondo pezzo, ma col tempo e con l'esposizione alla luce il materiale tenderà comunque a sbiancarsi.

La larghezza dei blocchi è variabile perché tagliata su misura sugli elementi già montati. Anche la base di alcuni archetti viene modificata per compensare il lieve dislivello dei capitelli.



5 - Oculi e ghiere

Anche qui la tecnica è la stessa usata per la costruzione delle trifore, con qualche piccola differenza.
Intanto lo stampo è ottenuto da due bottoni diversi tra loro (e anche da quello usato in precedenza).
Inoltre cambia la forma del pezzo, che non sarà circolare ma quadrato, e appoggerà al centro della lunetta a contatto diretto con gli archetti sottostanti. Ma credo che dalle immagini si comprenda tutto perfettamente senza necessità di spiegarlo a parole.



La pressione dello stampo sulla plastilina provoca un paio di crepe su uno dei due pezzi, e nonostante il mio tentativo di correggerle a materiale ancora crudo, si renderanno di nuovo evidenti dopo la cottura. Decido comunque di mantenere il pezzo anche se leggermente difettoso, "truccandolo" a posteriori con un minima quantità di gesso.


Il taglio dell'oculo centrale avviene a pezzo già cotto, per evitare ulteriori deformazioni causate dalla pressione del tubo che uso per estrarre il cilindro di materiale.

A differenza di quelle delle trifore, le lunette non verranno riempite con corsi di mattoni, ma con blocchi di ardesia della stessa altezza dell'oculo e appositamente lavorate per incastrarsi nella muratura.


Altri pezzi si sovrappongono a questa prima fila, chiudendo completamente la superficie frontale delle finestre.


E vediamo come appare l'intera facciata, adesso che finalmente il vuoto delle arcate è stato riempito.



Forza, abbiamo quasi finito! Ormai mancano soltanto le ghiere lungo il profilo degli archi ogivali.
Per farle, però, bisogna risolvere un ultimo problema "tecnico".
Vorrei realizzare ghiere più semplici di quelle delle trifore, magari a sezione esagonale come spesso le ho viste nelle finestre medievali del centro storico. Per fare questo ho bisogno di "cordoli" di partenza dal diametro maggiore rispetto a quello delle colonne, ma nel set di mascherine a corredo della siringa, il pezzo successivo è troppo grande per i miei scopi. Ho bisogno di un ugello intermedio.
Forse potrei fabbricarlo io stesso, modificando una delle altre mascherine. In questo modo però perderei un pezzo che magari in futuro potrebbe tornare utile.
E allora cosa posso usare come tondello di partenza?


Sì, è proprio quello che sembra: una monetina da un centesimo.
Mi fa sempre un certo effetto maltrattare una moneta (sono stato collezionista per parecchi anni), ma so che è a fin di bene... e poi è solo un centesimo, ohibò!

In men che non si dica ottengo le mie tanto agognate ghiere, i cui lati vengono appiattiti usando la guida di legno e la paletta. La loro realizzazione va di pari passo con quella della ghiera per la trifora d'angolo, che ho già mostrato in un post precedente.


Ora tutti in forno, e poi all'attacco della facciata!






Il tocco finale è rappresentato dalla "sporcatura" degli elementi in rilievo e dalla riempitura dei giunti con un po' di cemento diluito.



Ecco fatto.
Ultima carrellata di foto, e arrivederci alla prossima!






MATERIALI:
ardesia, Sculpey, lamina metallica, fil di ferro, colla bianca, colla istantanea, cemento, acqua

STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, tubo metallico, bottoni, siringa, moneta da 1 centasimo, Dremel con punta diamantata, punteruolo, mini-cacciavite, paletta, guida di legno, forno elettrico, pennello, spugnetta

MISURE (in cm):
apertura esterna
larghezza: 5,5; altezza fino all'imposta dell'arco: 6,2; altezza totale: 9,9
colonne
altezza complessiva: 6,2
tori + base: 0,2 + 0,2; larghezza: 0,4
infissi
larghezza totale: 6
altezza totale: 7
altezza sportelli: 5,2
riquadri superiori: 1 (larghezza) x 1,1 (altezza)
vetro:  ± 0,7 x 0,7 x 0,4