Dp 011 - Aljibe de San Miguel Bajo (Granada)

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Aljibe de San Miguel, Granada

Riproduzione in scala di una cisterna islamica del XIII secolo situata nella città di Granada (Spagna). Modello realizzato a mano con mattoncini ricavati da un autentici mattoni e frammenti di tegole medievali. 


IL SOGGETTO: 

Granada, capitale dell'ultimo sultanato occidentale fino alla riconquista cristiana del 1492, mantiene numerose testimonianze del proprio passato islamico. Una di queste sono le innumerevoli cisterne (aljibes) che distribuivano acqua potabile nel quartiere collinare dell'Albayzín (o Albaicín) e spesso associate alla presenza di una moschea. In questo caso la moschea è stata sostituita dalla chiesa di stile mudéjar, completata nel 1557 ed intitolata all'arcangelo Michele. La cisterna presenta la bocca d'accesso sulla facciata laterale della chiesa, accessibile tramite un'arcata a ferro di cavallo che si imposta su due corte colonne di origine romana, elemento che la differenzia da tutte le altre cisterne attualmente presenti a Granada. 





L'OPERA NEL DETTAGLIO: 

La facciata, assemblata su tre livelli e costruita mattone su mattone, è inserita in una piastrella di gesso che riproduce ad intaglio l'arcata di scarico ogivale presente sul muro della chiesa. La cornice in legno è ricavata da assi stagionate e tagliate su misura. È dotata di una staffa per essere appesa alla parete, ma data la profondità della cornice il pezzo si presta ad essere esposto anche su mensola o scrivania. 



I materiali utilizzati sono: frammenti di mattoni medievali (muratura e arcate), marmo e pietra calcarea (colonne, capitelli e parapetto), frammento di tegola (suolo), lattina e capocchie di spillo ossidate (sportello), gesso bianco (sfondo), legno, cemento, colla. 

Misure (cornice inclusa): 17 (l) x 17,4 (h) x 5,3 cm

ALCUNE FASI DELLA LAVORAZIONE:




WikiDomus: L'arco a tutto sesto

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L'arco a tutto sesto (sesto è l'antico nome del compasso) è un arco a sezione semicircolare unica e completa (180º). Costituisce il fondamento architetturale delle volte a botte. Originariamente era costituito da una sequenza di cunei in adobe, mattone o pietra.

Arch illustration
Nomenclatura dell'arco:
1 - Chiave di volta;
2 - Cuneo;
3 - Estradosso;
4 - Piedritto;
5 - Intradosso;
6 - Freccia;
7 - Corda o Interasse;
8 - Rinfianco

Original: Lusitana Vector: MesserWolandCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Il suo utilizzo ebbe inizio nel terzo millennio avanti Cristo presso i Caldei. Passò quindi all'architettura etrusca e a quella greca, per poi essere adottato dai Romani. Dallo stile di questo arco derivarono tutti i successivi: il romanico, il rinascimentale e il barocco. Comunque, l'utilizzo sistematico dell'arco a tutto sesto (e dell'arco in generale) si deve ai Romani, che lo appresero dalla poliedrica funzione che aveva tra gli etruschi e lo utilizzarono prevalentemente in funzione della praticità piuttosto che dell'estetica, pur senza escludere quest'ultima. L'uso maggiore degli archi in successione trovò applicazione nella costruzione degli acquedotti.

Archi in mattoni e in pietra poggiano su uno dei pilastri della cantina

Arcate in mattoni sul lato posteriore dei sotterranei

Costruzione di un arco su supporto provvisorio

L'arco venne utilizzato dagli architetti romani per marcare significativamente il ritmo degli edifici, inventando il motivo, poi divenuto simbolo dell'architettura rinascimentale, dell'arco inserito all'interno del sistema pilastro-trabeazione. Tale invenzione formale, comunque, ha probabilmente un'origine prettamente strutturale: lavorando principalmente con il laterizio, la costruzione di archi era più economica rispetto al sistema trilitico, poiché un architrave ha bisogno di un grosso monolite.

Arco di scarico nella muratura in pietra

L'arco a tutto sesto è anche un elemento caratterizzante dell'architettura romanica durante il medioevo e fu utilizzato principalmente con funzione estetica, oltre che per separare le navate degli edifici religiosi, per portali, archi trionfali (l'arco che sottolinea lo sbocco della navata centrale nella crociera), chiostri e le successioni di archetti a tutto sesto sotto i cornicioni tipici del romanico lombardo.

archetti aggettanti su mensole in pietra

Archi ripetuti a copertura del vano scala

Dal punto di vista della distribuzione statica delle forze, esso fa sì che tutti i suoi punti lavorino in compressione e il peso degli elementi da lui sorretti, oltre che il proprio, si distribuiscano in modo da gravare sulla struttura di appoggio. Ciò significa che le basi di appoggio debbono essere realizzate massicce per sostenerne tutto il peso. Alla base dell'arco, oltre a quelle verticali, si hanno spinte orizzontali che debbono essere opportunamente contrastate dalle strutture di appoggio esterne all'arco.

Arcate di spina del fondaco (piano ammezzato)

Archi a tutto sesto a completamento di una monofora

Taglio e posa dei conci per due arcate del vano scala

All'interno della Domus, l'arco a tutto sesto si trova già a partire dai sotterranei, dei quali, insieme alle volte a crociera, costituisce la struttura portante di copertura. Nei diversi piani realizzati finora vi sono archi costituiti interamente da mattoni (oltre a quelli dello scantinato, ricordo le arcate di spina del fondaco), ma anche in pietra e in tecnica mista mattone-pietra.

Archi d'accesso al piano nobile, poggianti su antichi elementi romani

Tra quelli in sola pietra, i più elaborati e ripetitivi sono quelli che coprono la scala nei piani bassi, chiudendo la galleria dell'intera rampa con la stessa inclinazione degli scalini e fungendo da base per la rampa superiore.
Altri archi di questo tipo hanno invece funzione di sostegno per le strutture in aggetto o di alleggerimento dei carichi all'interno delle murature, ma il metodo costruttivo non cambia. Per ogni arco è prevista la costruzione (e spesso il riuso) di strutture provvisorie create con i più diversi materiali: rotoli di carta igianica, segmenti di tubo, e nel caso della scalinata perfino una moneta da 2 euro. 

Archi di scarico sul muro laterale del piano nobile


Vi invito a scoprire questi elementi e la loro costruzione navigando nel sito, dove troverete il diario di cantiere della Domus in ordine cronologico fin dalla posa della prima pietra.

© Per parte di questo contenuto:
Arco a tutto sesto. (16 dicembre 2023). Wikipedia, L'enciclopedia libera. Tratto il 9 marzo 2024, 20:23 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Arco_a_tutto_sesto&oldid=136919054





Costruzione 271: Selciato stradale (3) - rielaborazione e nuova posa

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Costruzione 271: selciato stradale reloaded

Quella che inizia con questo post è una pagina storica del cantiere della Domus. Riguarda infatti il completamento del selciato stradale, la cui costruzione iniziò nel lontano 2012 per poi rimanere in sospeso mentre la mia attenzione si concentrava su altri elementi del progetto. Ovviamente, come sempre accade quando rimetto mano a qualcosa dopo tanto tempo, mi trovo a dover disfare quello che avevo già in parte costruito.

Rimozione del vecchio selciato stradale

Il committente non si fida (e fa bene)

Cosa c'era che non andava nella pavimentazione che avevo iniziato a comporre tanto tempo fa? Principalmente le dimensioni delle pietre, decisamente troppo grandi per un selciato medievale. Carrabile o meno che fosse (ammettiamo pure che lo fosse), l'effetto finale di quella porzione di strada ricordava molto di più le vie di una città romana che non i vicoli della Genova medievale, che spesso erano lastricati con mattoni o ciottoli più piccoli. Inizialmente la mia documentazione in proposito era alquanto scarsa, ma nel tempo ho avuto modo di leggere diverse pubblicazioni e di assistere alla "riscoperta" di alcuni tratti delle suddette pavimentazioni durante scavi eseguiti in città (ad esempio nell'attuale via Garibaldi o sotto la loggia seicentesca di piazza Banchi). Questo mi ha portato a rielaborare il progetto con il conseguente smontaggio dei blocchi già incollati, che viste le loro dimensioni troveranno sicuramente posto nei muri della torre.

La domus vista dall'alto

Spigolo e Domus in costruzione

Panoramica del cantiere

Un'altra incongruenza riscontrata rispetto alle strutture reali era il sistema di scorrimento delle acque. Già dalla costruzione della base in cemento, al cui interno avevo inserito una rete metallica sagomata, si profilava una configurazione a schiena d'asino, ovvero con gobba centrale e cunette laterali per il deflusso dell'acqua piovana. Nella maggior parte dei casi, invece, le vie medievali presentavano una forma a culla, con cunetta continua al centro della carreggiata. Questo significava che, oltre alla rimozione delle pietre, mi sarei dovuto occupare anche di modificare il fondo, cosa che ha ritardato ulteriormente l'inizio dei lavori. 

Non aveva molto senso, però, continuare la costruzione del secondo piano mentre a livello stradale era ancora tutto fermo a dieci anni fa. Per cui, lasciate da parte le murature della camera matrimoniale e la latrina di sua signoria, riprendo finalmente il lavoro da dove lo avevo interrotto nella speranza di acquietare vicini e autorità, che in questi anni non hanno mai smesso di lamentarsi per le difficoltà che questa lacuna creava al passaggio di persone e cose.

Rimozione della rete metallica

Poco a poco...

Sotto lo sguardo perplesso del committente, transenno la via e rimuovo senza troppa difficoltà le poche pietre già installate. Poi, con un punteruolo, faccio leva sulla griglia sottostante fino ad estrarla interamente dal cemento. Ero così abituato a vedere il vicolo della Domus con quell'aspetto, che in questo frangente ho quasi la sensazione di compiere un atto sacrilego. Quel selciato incompleto era ormai un tutt'uno col resto della struttura e le pietre apparivano perfino levigate sullo spigolo, nel punto in cui di solito appoggiavo le dita per ruotare il modello sulla sua base.

Comunque, il passo successivo è quallo di spianare il dosso centrale per poi sagomare il fondo nel modo corretto. Si tratta di un'operazione delicata che mi provoca qualche sudore, già che c'è il rischio concreto di danneggiare la volta del fiume sotterraneo. Fortunatamente fila tutto liscio e si stacca solo qualche frammento sui bordi che integrerò in seguito con un po' di cemento fresco. Per effettuare quest'operazione uso uno strumento che forse non è ancora apparso nel blog, ovvero una lima piatta per ceramica acquistata da Leroy Merlin, che mi permette di rimuovere senza sforzo una discreta quantità di materiale, incidendo al contempo la cunetta centrale.

Lime diamantate per ceramica

Livellamento del fondo

scarificazione eseguita con successo

Di queste modifiche ne fa le spese il tombino a caditoia che avevo assemblato con tanta cura con piccole strisce di ardesia. Tanto per forma quanto per posizione, questo elemento risulta incompatibile con la nuova pavimentazione. Di conseguenza, anche il breve canale che convogliava le acque dal bordo strada al fiume sottostante non è più funzionale e viene otturato.

Rimozione della canaletta e della caditoia

Chiusura del condotto di scarico

Riempimento con cemento fresco

Otturazione del tombino

La posa delle nuove pietre avviene dopo aver disegnato sul fondo le linee guida per la loro disposizione, che stavolta sarà a spina di pesce con il vertice verso il lato discendente. Invece di blocchi rozzamente squadrati, utilizzo sassolini di spiaggia selezionando la loro forma in base alla collocazione. La spina centrale viene composta con pezzi leggermente piatti e allungati, mentre il resto della superficie è coperto da un acciottolato più o meno uniforme. 

Preparazione alla posa

Scelta dei ciottoli

Posa della spina centrale

Riempimento di ciottoli

Acciottolato

Davanti all'arcata maggiore del loggiato, la spina di un ipotetico vicolo secondario confluisce in quello principale, intersecandosi con esso con un'inclinazione di circa 45º, allo stesso modo in cui il condotto sottostante sfocia nel fiume sotterraneo. Come in alto così in basso, direbbe qualcuno.

La posa continuerà allo stesso modo fino a riempire tutta la superficie del vicolo, aggiungendo di volta in volta una nuova porzione (abbondante) di colla e collocando i nuovi sassi prima che questa asciughi. 

Proseguimento della posa

A metà strada

Via chiusa al traffico

Sassolino dopo sassolino

Pavimentazione del vicolo

Intersezione dei due vicoli

Il completamento della posa e le ultime fasi di rifinitura le vedremo nel prossimo post, insieme alla creazione di un nuovo elemento che andrà a sostituire la caditoia rimossa. Fino ad allora sarà possibile percorrere il vicolo soltanto a piedi e in rigorosa fila indiana. Ma come si fa ad andare in fila indiana se il Nuovo Continente non è ancora stato scoperto? Vuoi vedere che la storia non è come ce l'hanno raccontata?

MATERIALI:
cemento a presa rapida, ciottoli di spiaggia, colla vinilica
STRUMENTI:
punteruolo, pinzette, lima piatta per ceramica, matita, spatolina
MISURE (in cm):
area vicolo: 5,6/5,8 x 29,7
spessore acciottolato: 0,5
ampiezza spina centrale: ±1,5


Domus project - Costruzione di un palazzo in miniatura