[ESP] Construcción 48: Escalones del pórtico y base de los pilares

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Como ya los muros perimetrales han alcanzado el nivel de la calle, es el momento de colocar los primeros sillares de la fachada. En particular tengo que medir y cortar los bloques que formarán los dos escalones de acceso al pórtico a lo largo de toda la parte frontal y parte de la lateral.
Esta vez no puedo usar las tenazas, ya que las piezas son más grandes y el corte tiene que quedar limpio y preciso. Así que me pasaré al Dremel, por supuesto trabajando al aire libre.


Los escalones están formados por losetas de piedra bastante amplias, que enmarcan en la parte frontal el suelo y dividen los dos sectores de la logia. Las otras piezas pertenecen a la base de los pilares del pórtico y serán reforzados en su interior por la armadura metálica.

Antes de pegar las piezas las voy colocando de forma provisional para verificar que las medidas sean correctas. Acercándolas unas a otras tengo una especie de déjà vu y vuelvo a verme niño mientras juego con el Lego. Efectivamente la situación es bastante parecida...


Ahora se trata de sólo de corregir un poco la forma, y las piedras acaban encajando perfectamente. Luego, bajo la mirada curiosa del gato que se pasea tranquilo por la obra, procedo a la puesta en obra definitiva.

La fachada de la Domus, en cuyo proyecto he trabajado durante meses, comienza por fin a tomar forma. Observando la estructura trato de visualizar con la mente el resto del pórtico como si ya estuviera terminado... pero ¡quién sabe cuánto tiempo pasará aún antes de verlo realmente con los ojos!
De momento, después del trabajo de hoy, estaoy un paso más adelante que ayer. Mejor dicho, dos escalones más arriba...


MATERIALES:
pizarra, cola blanca

HERRAMIENTAS:
Dremel + disco diamantado, abrazadera de mesa, papel de lija

MEDIDAS (en cm):
escalones: altura 0,4 - ancho (arco grande) 13,2 - (arco pequeño) 5,7
pilares: ancho (de izquierda a derecha) 2,5 / 2,3 / 2,4 - profundidad 2,5



Costruzione 195: Pavimento in cotto del XIV secolo

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Il titolo di questo post potrebbe risultare curioso per chi conosce bene il progetto della Domus. Non è forse già stato detto che la collocazione storica del palazzo è fissata a metà del '300? Perché allora sottolineare ancora che la pavimentazione è del secolo XIV?
Beh, per un motivo molto semplice: questa volta non è soltanto il soggetto a corrispondere a quel determinato periodo storico, ma anche gli stessi materiali, che provengono dal recupero di residui edilizi di epoca medievale.
Si tratta di un ulteriore passo verso una sorta di "autenticità strutturale" che comunque non ho intenzione di estendere a tutta la struttura e che resterà caratteristica di questo singolo elemento.

Mi sto occupando nello specifico della pavimentazione del vano soprastante l'ingresso secondario, e che fa da collegamento tra le scale e i diversi ambienti del piano nobile. Da qui infatti si accede al salone principale, al corridoio che porta verso il cucinino e alla rampa per il secondo piano, ma anche alle stanze che ipoteticamente si svilupperebbero nella parte posteriore dell'edificio oltre la sezione che ho deciso di lasciare aperta.
Questa stanza si affaccia sul vicolo laterale con una trifora architravata alla quale sto ancora lavorando.

Abbiamo già visto in precedenza la posa del solaio, quindi passo subito alla soletta del pavimento. E' realizzata allo stesso modo di quella del salone, mescolando colla bianca a sabbia. Il composto è difficile da stendere perché leggermente elastico, ma una volta indurito risulta molto resistente.


Sono rimasto indeciso per molto tempo sull'aspetto da dare a questa stanza, che avrei potuto pavimentare con piastrelle bianche e nere come l'ingresso sottostante. Infine ho voluto cogliere l'occasione per realizzare qualcosa di diverso e che non aveva ancora trovato posto nella Domus.
Bisogna tenere in conto infatti che dal secondo piano in poi i pavimenti non saranno più piastrellati e presenteranno solo il nudo tavolato. Se voglio sbizzarrirmi, devo farlo qui nel piano nobile, quindi perché non fare qualcosa di realmente speciale?

Durante una passeggiata sulle alture di Granada, mi imbatto casualmente in alcuni resti ceramici appartenenti probabilmente ad un palazzo ormai scomparso di cui a poca distanza si conservano le fondamenta in un'area recintata.
Anche sparsi nei dintorni, però, non è difficile raccogliere pezzi di mattoni, tegole, piastrelle colorate, il tutto senza smuovere un solo centimetro di terra. Il luogo è aperto e accessibile a chiunque, essendo parte del parco periurbano che include le alture che sovrastano la città e l'Alhambra. Spero di non fare un torto a nessuno recuperando qualche scheggia colorata e un bel mattone in terracotta.


La mia idea è quella di realizzare una pavimentazione in cotto e olambrillas (o alambrillas). Queste ultime sono piccole piastrelle di ceramica colorata che vengono interposte fra le mattonelle d'argilla, alternando diversi colori e disegni. Le piastrelle ceramiche (chiamate azulejos), spesso decorate da disegni geometrici e ripetitivi, venivano importate già in epoca medievale dai ricchi genovesi per decorare le proprie abitazioni. A Genova prendevano il nome di laggioni, e non è raro vederne ancora oggi nei palazzi e nelle ville cittadini.

Le prove di taglio dimostrano che con un po' di attenzione è possibile tagliare la superficie ceramica in piccolissime formelle quadrate senza che lo smalto ne risulti compromesso. La quantità di materiale a me utile è davvero minima, ma non sempre il risultato è pulito e alcuni pezzi vanno purtroppo sprecati. I primi laggioni che ottengo sono neri, e con quelli realizzo varie prove di composizione.


Gli esperimenti non includono ancora l'uso del mattone originale, limitandosi ai laggioni alternati a piastrelle ceramiche bianche o in cotto. Il mattone finora usato è più poroso e decisamente più facile da tagliare, mentre quello appena raccolto è decisamente più duro, forse per la composizione del materiale o per una diversa cottura. In fondo apparteneva ad un muro di un palazzo/fortezza e doveva necessariamente essere più resistente.


Dopo aver disegnato la solita griglia a matita che mi guiderà nella posa, inizio la composizione vera e propria del pavimento.
Ogni piastrella va tagliata e levigata separatamente fino a raggiungere le misure giuste per entrare a far parte del puzzle, e viene fissata alla base con una goccia di colla.


Una volta completato l'assemblaggio, una leggera levigatura della superficie elimina gli spigoli sporgenti ed eventuali dislivelli tra le piastrelle. Poi è la volta dei laggioni, che vengono inseriti negli spazi vuoti con le pinzette (stavolta le mie dita sembrano davvero enormi), anch'essi con una punta di colla sul retro.


Oltre ai neri, fabbrico anche altri laggioni bianchi, verdi, viola, blu, celesti, cercando di distribuirli secondo uno schema non ripetitivo...


... fino a riempire tutti i buchi.


Ed ecco terminata la posa. Un autentico pavimento medievale importato dalla Spagna moresca decora adesso la Domus, che si va arricchendo sempre più!
Il padrone di casa, infatti, ne approvitta subito per fare due passi...


Secondo lui alcune piastrelle traballano e rischiano di rompersi, inoltre vorrebbe che i piedi scivolassero meglio sulla superficie. Stendo quindi uno strato di smalto trasparente che renderà più resistente e brillante il pavimento, con l'unica raccomandazione di lasciarlo asciugare per bene prima di camminarci sopra.


Ma oltre ad essere mercante di professione, il nostro committente fa anche orecchie da mercante...



MATERIALI:
sabbia, frammenti ceramici, mattone, colla bianca, smalto trasparente
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, spatolina, carta abrasiva, sega, seghetto, Dremel con disco da taglio diamantato, matita, righello, pennello
MISURE (in cm):
piastrelle in cotto: 0,9 x 0,9 x 0,15;
olambrillas: 0,2 x 0,2 x 0,15;



[ESP] Construcción 47: Pavimento de la entrada principal

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Construido el marco de piedra para la puerta de la cantina y circunscrita el area sobre la cual se situará la entrada, ha llegado el momento de rellenar el extradós de la bóveda y crear el fondo para el suelo de este primer ambiente de la planta baja.

En la antigüedad, la operación de relleno de la bóveda se llevaba a cabo con materiales recuperados de la obra u de otro sitio y mezclados con mortero. Como no se trataba de estructuras maestras, se intentaba conseguir que el relleno no representara un peso excesivo para las mismas bóvedas. A menudo se usaban ánforas y cascajos cerámicos que permitían cubrir grandes volúmenes alternando espacios huecos con el material de relleno.
En mi caso voy a utilizar una mezcla de cemento y chinos de playa, que al no tener esquinas me permitirán obtener una superficie más lisa y regular.

Ahora que puedo proceder con la construcción del suelo, he optado por un clásico diseño de cuadros blancos y negros, dispuestos en diagonal con respecto a las paredes.

Las baldosas, hechas de material cerámico, estaban a la venta en una tienda de miniaturas (la misma en la cual había comprado los leds para las antorchas) llena de accesorios para la construcción de casas de muñeca y pesebres. Por el aspecto polvoriento y por el precio en pesetas escrito debajo de la actual etiqueta, puedo adivinar que aquellos azulejos son de por sí unas piezas históricas. Efectivamente, realizando una búsqueda en internet, no encuentro rastro alguno del productor ni del modelo, algo muy extraño para un artículo actualmente a la venta, además producido en los Estados Unidos.
La fecha de copyright (1988) podría ser reveladora sobre el tiempo que este sobre de mini-baldosas llevaba estacionando en la tienda...


Las proporciones por supuesto no son compatibles con la Domus, pero puedo solucionar el problema cortando las teselas en 4 partes iguales. A la escala de 1:50, cada pieza debería medir unos 25x25 cm.


Tras una simple prueba de composición, dibujo con la escuadra y el lápiz un fino retículo sobre el fondo de cemento, ya seco. Éstas guías no se corresponden con las teselas, pero serán muy útiles para colocarlas perfectamente paralelas entre ellas y evitar antiestéticos efectos zigzag.


Cortar y pegar las baldosas será un trabajo de paciencia y precisión, que llevaré adelante durante unos días alternándolo a la construcción de otros elementos de la Domus que luego veremos.



Terminada la composición, termino los bordes con teselas cortadas en triángulo para seguir el perímetro de los muros y llevo a cabo un pulido superficial, reduciendo así las esquinas y dando al suelo un aspecto casi desgastado.
Y por lo menos de momento, doy por terminado el suelo de la entrada...


MATERIALES:
Baldosas en miniatura, cemento + chinos, cola blanca

HERRAMIENTAS:
lápiz, escuadra, hilo horizontal, paleta, gancho, pinzas, espátula, tenazas, papel de lija

TAMAÑO (en cm):
perímetro entrada 5,7 x 5,7 - baldosas 0,5 x 0,5 x 0,2



[ESP] Construcción 46: Entrada - finalización de la escalera y jambas de piedra

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Una vez colocados los sillares que constituyen la base de los muros portantes, comienzan a tomar forma los espacios que albergarán los ambientes de la planta baja de la Domus.
Uno de éstos es la entrada principal, es decir la habitación en la cual nos encontraríamos una vez superado el primer umbral.
En nuestro caso se trata de un pequeño espacio cuadrangular sobre el cual se abren tres pasajes: el portón principal que da acceso a la logia frontal de la casa; una puerta de menor tamaño que se abre sobre la escalera que baja a la cantina y otro arco a través del cual se sube a las escaleras para los pisos superiores.
Las últimas dos aberturas se encuentran una al lado de la otra en la pared opuesta a la del portal. Por la izquierda se baja a la cantina, por la derecha se sube al entresuelo y a los ambientes privados de la casa.

Esta habitación ha pasado por varios cambios en fase de proyecto. En principio había imaginado un espacio algo más amplio y de mayor impacto visual, destinado a impresionar a los invitados. Luego me di cuenta que mi idea (a la izquierda) traía inspiración principalmente de las entradas de época renacentista de las cuales Génova aún guarda muchos ejemplos. En general las entradas medievales no eran tan amplias y a menudo se abrían directamente sobre escaleras muy empinadas, de difícil acceso pero fáciles de defender en caso de ataque.

Su aspecto final (aunque sólo esbozado) tras varios cambios, dictados sobre todo por el desarrollo de las escaleras, es el siguiente:


Pero ahora dejemos a un lado la teoría y pasemos a la práctica.

He trabajado con anterioridad a la colocación de los sillares en los muros perimetrales y al relleno de algunos intersticios. Ahora dedicaré un poco de tiempo a la construcción de la entrada.

Primero queda por completar la bóveda de la escalera y las paredes de ladrillo, que en el último tramo deberán insertarse en la estructura de piedra de la planta baja.
A la altura del último escalón, comienzo a poner los sillares que enmarcan la puerta, encajándolos hasta la base de la bóveda con los ladrillos de los muros, que aquí vuelven a estar dispuestos en líneas horizontales.
El corte de las piedras debe ser cuidadoso, tratándose de muros que ya pertenecen a los ambientes internos de la casa. Antes de colocar cada pieza tengo que asegurarme que su posición sea la correcta, perfectamente perpendicular al suelo y a las paredes y de forma lo más regular posible.

A pesar de eso, consigo trabajar cortando las piezas de forma manual usando el Dremel sólo para las piezas más grandes o para retocar las piedras ya pegadas.
Es un detalle importante, ya que la menor cantidad de polvo me permite trabajar en la casa mientras fuera hace frío.


Para mantener con más facilidad la horizontalidad de los muros, tengo que construir una estructura de madera que iré perfeccionando con el tiempo y de la cual hablaré en otro post. El hilo blanco que aparece en estas fotos pertenece precisamente a esa estructura y marca el nivel del suelo.

La forma de la puerta es muy simple y consiste en una abertura rectangular cerrada en la parte superior por un arquitrave de piedra y acabada con jambas que la enmarcan regularizando su perfil. En su interior colocaré una puerta de madera enquiciada por el lado izquierdo que se abrirá hacia el interior de la entrada.

Una vez terminado el marco me doy cuenta que su altura es excesiva, así que voy a rebajarla cortando las jambas y sustituyendo el arquitrave, dañado en las operaciones de despegue. Un desgaste de materiales que el comitente pondrá seguramente a mi cargo.
Además les puedo adelantar que no será el último, ya que el montaje de la puerta traerá más problemas...


De todos modos, mano a mano que las puerta va tomando forma, sigo también con la construcción de la bóveda, que alcanzada la vertical de los últimos escalones deberá hacer un recodo para situarse de nuevo paralela al suelo.
Reciclando el cartón que había usado para construir la bóveda, preparo un soporte curvo que me ayudará en la realización de este último tramo de cobertura.


Y por ahora nos quedamos aquí. Apoyo la bóveda en su lugar sin todavía pegarla definitivamente y doy por finalizada esta primera parte de la planta baja.
Antes de seguir con las paredes habrá que encargarse del pavimento...