Eccoci giunti finalmente a parlare della prima copertura della Domus.
Quanto segue è un assaggio di ciò che realizzerò in modo più esteso soltanto dopo la costruzione del terzo piano (ovvero in un imprecisato futuro). Come sempre, però, cercherò di caratterizzare in modo autonomo ogni elemento ricorrente, prima di tutto per sperimentare tecniche diverse, ma anche per rendere il lavoro meno ripetitivo.
Ad essere coperti in questa prima fase saranno gli ambienti del cucinino (con annesso sottotetto/essiccatoio) e la saletta d'angolo.
Nel mio ultimo post, nel quale descrivevo il completamento della muratura, anticipavo che il tetto poggerà su due travi "dormienti" incassate nei muri perimetrali. Si tratta di una tecnica comune usata soprattutto per coperture di estensione limitata, per la quale venivano spesso usate travi di provenienza navale, e quindi a sezione circolare.
Trattandosi di una copertura d'angolo non posso affidarmi ad una struttura a capriate, che eventualmente tornerà in gioco per il corpo centrale dell'edificio. Riprendo quindi in mano il libro che mi ha fatto da guida fin dall'inizio del lavoro e ripasso per bene il capitolo dedicato alle coperture, in particolare la parte sulle strutture "a cavalletti e puntelli".
Per "cavalletti" si intendono una serie di telai composti da travi orizzontali (arcarecci) che ingabbiavano la struttura su più livelli, poggiando su "puntoni" più snelli attraverso i quali i carichi venivano scaricati sui dormienti e quindi sui muri sottostanti.
Ma lasciamo un attimo da parte l'aspetto teorico e passiamo alla pratica.
Inizialmente faccio un po' fatica a visualizzare la posizione di travi e travetti, e questa è una delle ragioni che mi hanno già obbligato a disfare parte della muratura. Per chiarirmi le idee butto giù qualche schizzo, che non corrisponderà alla soluzione finale ma che riuscirà a farmi superare l'impasse.
Iniziamo con i dormienti. Le travi principali del mio tetto provengono dal sottile tronco di una pianta che avevo sul terrazzo da qualche anno e che non ha retto al calore della passata estate (non so che pianta fosse). Ovviamente mi sono guardato bene dal buttarlo e ora mi torna finalmente utile.
Trattandosi di un legno molto chiaro, per poterlo convertire in una possente trave di rovere dell'Appennino Ligure dovrò procedere alla stesura di un generoso strato di vernice.
Essendo giunte ormai al livello del tetto, le armature metalliche di questa parte di edificio non hanno ragione di proseguire. Decido di approfittarne per inserire le travi all'interno degli occhielli superiori, imbrigliando così tutta la struttura.
Ah, dimenticavo! Prima di fissare i dormienti devo riempire i muri perimetrali, altrimenti dopo non ne avrò più la possibilità.
Ecco fatto. Ora stringiamo per bene le estremità e lasciamo riposare.
Anzi no, già che ci siamo poso anche qualche mattone sul paramento interno, così finisco di inglobare gli archetti delle finestre nella muratura.
Ora inizia tutta una fase di prove e misurazioni volta a trovare la giusta collocazione delle travi primarie e la pendenza del tetto, che in ambito genovese tende a non essere molto elevata. Nel mio caso opto per una pendenza di circa 30º.
Ora, in questi giorni in cantiere è apparso un nuovo gatto, che ignaro della brutta fine del suo predecessore si aggira qua e là con fare spavaldo. Credo sia attratto dal pesce essiccato che i muratori masticano mentre lavorano. Fatto sta che, durante una delle suddette operazioni di prova, raggiunge con due salti la trave di falda appena posata e non ne vuole più sapere di scendere.
Io lo lascerei lì anche tutta la notte, ma è che quella trave non può restare in quella posizione così precaria. Tanto più che la tecnica a cavalletti e puntelli prevede che la trave di falda, più leggera di quella attuale, poggi sui telai sottostanti e non sullo spigolo della muratura, che in questo modo riceverebbe un carico eccessivo.
Insomma, dopo aver convinto un carpentiere a rinunciare a una razione di pesce, riusciamo a far scendere il micio dalla trave e si può finalmente procedere con le ultime misurazioni.
Il resto del lavoro ve lo lascio osservare senza tante parole, visto che comunque è tutto abbastanza chiaro: l'unione dei puntelli e degli arcarecci, l'innalzamento dei muri per il sostegno delle travi... e il gatto sempre in mezzo ai piedi.
Ed eccoci qua con la struttura principale del tetto completata. Come avrete visto, in questo caso non è necessario inserire più di una trave intermedia lungo le due falde. La seconda trave longitudinale infatti risulterà inglobata direttamente nella muratura in pietra.
Vi lascio con una vista generale dell'angolo sud-ovest (sì, sto collocando geograficamente la Domus, forse più avanti ve ne parlerò).
Il prossimo step sarà la posa dei travetti e del tavolato...
MATERIALI:
legno, filo metallico, cemento, ghiaia, mattoncini, ardesia, colla bianca, smalto per legno
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, cutter, spatolina, pennello, squadra, cartoncino, forbici, pesce secco
MISURE (in cm):
Quanto segue è un assaggio di ciò che realizzerò in modo più esteso soltanto dopo la costruzione del terzo piano (ovvero in un imprecisato futuro). Come sempre, però, cercherò di caratterizzare in modo autonomo ogni elemento ricorrente, prima di tutto per sperimentare tecniche diverse, ma anche per rendere il lavoro meno ripetitivo.
Ad essere coperti in questa prima fase saranno gli ambienti del cucinino (con annesso sottotetto/essiccatoio) e la saletta d'angolo.
Nel mio ultimo post, nel quale descrivevo il completamento della muratura, anticipavo che il tetto poggerà su due travi "dormienti" incassate nei muri perimetrali. Si tratta di una tecnica comune usata soprattutto per coperture di estensione limitata, per la quale venivano spesso usate travi di provenienza navale, e quindi a sezione circolare.
Trattandosi di una copertura d'angolo non posso affidarmi ad una struttura a capriate, che eventualmente tornerà in gioco per il corpo centrale dell'edificio. Riprendo quindi in mano il libro che mi ha fatto da guida fin dall'inizio del lavoro e ripasso per bene il capitolo dedicato alle coperture, in particolare la parte sulle strutture "a cavalletti e puntelli".
Per "cavalletti" si intendono una serie di telai composti da travi orizzontali (arcarecci) che ingabbiavano la struttura su più livelli, poggiando su "puntoni" più snelli attraverso i quali i carichi venivano scaricati sui dormienti e quindi sui muri sottostanti.
Ma lasciamo un attimo da parte l'aspetto teorico e passiamo alla pratica.
Inizialmente faccio un po' fatica a visualizzare la posizione di travi e travetti, e questa è una delle ragioni che mi hanno già obbligato a disfare parte della muratura. Per chiarirmi le idee butto giù qualche schizzo, che non corrisponderà alla soluzione finale ma che riuscirà a farmi superare l'impasse.
Iniziamo con i dormienti. Le travi principali del mio tetto provengono dal sottile tronco di una pianta che avevo sul terrazzo da qualche anno e che non ha retto al calore della passata estate (non so che pianta fosse). Ovviamente mi sono guardato bene dal buttarlo e ora mi torna finalmente utile.
Trattandosi di un legno molto chiaro, per poterlo convertire in una possente trave di rovere dell'Appennino Ligure dovrò procedere alla stesura di un generoso strato di vernice.
Essendo giunte ormai al livello del tetto, le armature metalliche di questa parte di edificio non hanno ragione di proseguire. Decido di approfittarne per inserire le travi all'interno degli occhielli superiori, imbrigliando così tutta la struttura.
Ah, dimenticavo! Prima di fissare i dormienti devo riempire i muri perimetrali, altrimenti dopo non ne avrò più la possibilità.
Ecco fatto. Ora stringiamo per bene le estremità e lasciamo riposare.
Anzi no, già che ci siamo poso anche qualche mattone sul paramento interno, così finisco di inglobare gli archetti delle finestre nella muratura.
Ora inizia tutta una fase di prove e misurazioni volta a trovare la giusta collocazione delle travi primarie e la pendenza del tetto, che in ambito genovese tende a non essere molto elevata. Nel mio caso opto per una pendenza di circa 30º.
Ora, in questi giorni in cantiere è apparso un nuovo gatto, che ignaro della brutta fine del suo predecessore si aggira qua e là con fare spavaldo. Credo sia attratto dal pesce essiccato che i muratori masticano mentre lavorano. Fatto sta che, durante una delle suddette operazioni di prova, raggiunge con due salti la trave di falda appena posata e non ne vuole più sapere di scendere.
Io lo lascerei lì anche tutta la notte, ma è che quella trave non può restare in quella posizione così precaria. Tanto più che la tecnica a cavalletti e puntelli prevede che la trave di falda, più leggera di quella attuale, poggi sui telai sottostanti e non sullo spigolo della muratura, che in questo modo riceverebbe un carico eccessivo.
Insomma, dopo aver convinto un carpentiere a rinunciare a una razione di pesce, riusciamo a far scendere il micio dalla trave e si può finalmente procedere con le ultime misurazioni.
Il resto del lavoro ve lo lascio osservare senza tante parole, visto che comunque è tutto abbastanza chiaro: l'unione dei puntelli e degli arcarecci, l'innalzamento dei muri per il sostegno delle travi... e il gatto sempre in mezzo ai piedi.
Ed eccoci qua con la struttura principale del tetto completata. Come avrete visto, in questo caso non è necessario inserire più di una trave intermedia lungo le due falde. La seconda trave longitudinale infatti risulterà inglobata direttamente nella muratura in pietra.
Vi lascio con una vista generale dell'angolo sud-ovest (sì, sto collocando geograficamente la Domus, forse più avanti ve ne parlerò).
Il prossimo step sarà la posa dei travetti e del tavolato...
MATERIALI:
legno, filo metallico, cemento, ghiaia, mattoncini, ardesia, colla bianca, smalto per legno
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, cutter, spatolina, pennello, squadra, cartoncino, forbici, pesce secco
MISURE (in cm):
diametro travi: 0,8
diametro puntelli: 0,6
diametro puntelli: 0,6
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