Finora non ho speso molte parole per descrivere la progettazione della torre.
Questo è dovuto in parte al fatto che, al punto in cui mi trovo, la sua struttura risulta ancora inglobata nel resto dell'edificio ed è visibile dall'esterno solo una porzione del perimetro.
C'è però un'altra ragione, che ha a che vedere con la difficoltà di recuperare materiale specifico sulle torri medievali genovesi e sulla loro struttura interna.
Durante le mie ricerche in biblioteca ne ho trovato pochi accenni, con immagini riguardanti quasi esclusivamente torre Embriaci e privi di descrizioni o ricostruzioni strutturali. D'altra parte le poche torri medievali rimaste a Genova risultano inaccessibili, tranne quella di palazzo Ducale, che però presenta caratteristiche molto diverse dal mio progetto.
Oltre alla già citata torre Embriaci, a Genova è presente un'altra torre coeva e dalle caratteristiche molto simili, la cui esistenza è però sconosciuta ai più, sia per l'aspetto più "dimesso" a causa della mancaza di merlature, sia per la sua scarsa visibilità: la torre di palazzo Maruffi in via Canneto.
Si tratta forse dell'unico esempio ancora intatto in ambito genovese di domus magna con torre annessa, anche se lo stato in cui si trova l'edificio non è dei migliori.
Io la scoprii tempo fa durante una delle mie passeggiate per il centro e ne trovai tracce su internet per via di alcuni articoli che ne descrivevano il recente acquisto da parte di un privato. La torre infatti è accessibile solo tramite l'abitazione dell'ultimo piano, di cui è a tutti gli effetti un'estensione.
Nessuna possibilità quindi di visitarne l'interno, se non rivolgendosi direttamente al proprietario.
Spesso mi sono trovato a passarvi sotto alzando lo sguardo in cerca di qualche dettaglio rivelatore, ma a parte qualche foto scattata dal vicolo non ho mai avuto il coraggio di suonare al citofono per farmi aprire il portone.
Eh sì, sono timido, e temevo di risultare pure ridicolo nel tentativo di spiegare perché ero così interessato ad entrare in casa altrui.
"Ma prima o poi lo faccio davvero" pensavo...
In un'occasione mi trovai anche a commentare questo mio desiderio su un blog, la cui autrice è una grande appassionata di Genova e della sua storia, e aveva avuto pensieri molto simili passando sotto la suddetta torre.
Il blog si intitola "Dear Miss Fletcher" e leggendo questo suo post "gemello" potrete avere un altro punto di vista sulla nostra visita alla torre.
Sì, perché se Maometto non va alla montagna, magari è la montagna a raggiungerlo (sempre che lui lo desideri con sufficiente forza).
Il proverbio non recita esattamente così, ma i fatti provano che funziona lo stesso.
In questo caso la montagna ha le fattezze della signora Paola, neo-proprietaria della suddetta torre, che capitando per caso sul blog di Miss Fletcher legge il mio commento e decide di rispondermi, invitando entrambi a casa sua.
Ricordo ancora lo stupore che provai il mattino dopo nel leggere il suo messaggio!
Al mio ritorno dalla Spagna riuscimmo a combinare un incontro e in un pomeriggio di primavera, armato di carta, penna e metro avvolgibile varcai finalmente quel portone in compagnia di Sabina (il vero nome di Miss Fletcher) e della disponibile Paola.
Dai rilievi e dalle numerose foto scattate in quelle due ore (e che pubblicherò in modo più organico e completo in un prossimo post) ricavai una prima bozza della torre, realizzata la sera stessa a memoria ancora fresca. E' tutto buttato giù ad occhio e senza troppi calcoli, dato che le mie misurazioni sono per forza di cose un po' approssimative.
Il risultato è comunque apprezzabile, anche per quanto riguarda il perimetro e lo spessore dei muri, che coincidono con quelli del mio progetto.
In particolare ho potuto verificare che la struttura interna è in legno e non in pietra e mattoni come erroneamente scritto su qualche articolo di giornale. Soltanto le prime rampe d'accesso sono in marmo, ma sono il risultato di modifiche apportate in epoche più recenti, probabilmente in coincidenza della tamponatura del loggiato del palazzo.
L'unico aspetto ancora incerto riguarda la struttura dei vari piani, che non so fino a che punto rispecchino quella originale.
L'attuale travettatura ricalca quella precedente, rimossa durante il recente restauro per via del suo cattivo stato. Per decenni infatti la torre è rimasta disabitata, trasformandosi in un'enorme colombaia, piena di escrementi e umidità.
Alcuni elementi però (ad esempio la posizione delle finestre o la disuguaglianza tra le altezze dei vari piani) farebbero pensare ad una diversa organizzazione interna. Quella attuale potrebbe essere il risultato di ristrutturazioni effettuate in epoche passate per rendere abitabile l'interno della torre, in origine pensata come struttura prettamente militare.
La mia ipotesi è che ai tempi della sua costruzione la torre presentasse una serie di rampe in legno addossate alle pareti, che salivano a spirale verso la sommità, alternate magari a ballatoi in corrispondenza delle finestre. Al centro di questa struttura restava uno spazio vuoto utile al posizionamento di un verricello e di una corda.
Qualcosa di simile quindi all'interno di torre degli Asinelli a Bologna, anche se su scala ridotta.
L'approvvigionamento di eventuali armi o pietre a chi si trovava sulla cima doveva essere rapido ed efficiente, mentre l'attuale disposizione renderebbe assai difficoltoso il trasporto anche solo di un cesto di frutta.
Si tratta ovviamente di semplici speculazioni, che proverò a studiare prima di procedere alla costruzione della mia Domus Tower.
Comunque, quel primo disegno è servito da base per la realizzazione di uno spaccato che riprende in modo abbastanza fedele lo stato attuale della torre, azzardando un'ipotesi restitutiva del suo aspetto primitivo (il discorso delle scale è venuto solo in seguito).
Al momento mi manca ancora uno studio dettagliato della merlatura e degli archetti pensili di cui probabilmente la torre era dotata e per i quali userò come modello torre Embriaci.
Proprio di quest'ultima torre ho potuto scattare una foto che credo mi tornerà molto utile, dato che il punto di vista elevato riduce le deformazioni prospettiche, inevitabili osservandola dal basso.
Ora l'ideale sarebbe organizzare una visitina all'interno di quella torre, che a causa delle sue travagliate vicende giudiziarie resta un gioiello intoccabile (anche se reso un po' opaco dall'incuria del tempo)...
Io getto l'esca. Se la montagna si è mossa una volta, chissà che non lo faccia di nuovo?
Note e ringraziamenti:
Questo è dovuto in parte al fatto che, al punto in cui mi trovo, la sua struttura risulta ancora inglobata nel resto dell'edificio ed è visibile dall'esterno solo una porzione del perimetro.
C'è però un'altra ragione, che ha a che vedere con la difficoltà di recuperare materiale specifico sulle torri medievali genovesi e sulla loro struttura interna.
Durante le mie ricerche in biblioteca ne ho trovato pochi accenni, con immagini riguardanti quasi esclusivamente torre Embriaci e privi di descrizioni o ricostruzioni strutturali. D'altra parte le poche torri medievali rimaste a Genova risultano inaccessibili, tranne quella di palazzo Ducale, che però presenta caratteristiche molto diverse dal mio progetto.
Oltre alla già citata torre Embriaci, a Genova è presente un'altra torre coeva e dalle caratteristiche molto simili, la cui esistenza è però sconosciuta ai più, sia per l'aspetto più "dimesso" a causa della mancaza di merlature, sia per la sua scarsa visibilità: la torre di palazzo Maruffi in via Canneto.
Si tratta forse dell'unico esempio ancora intatto in ambito genovese di domus magna con torre annessa, anche se lo stato in cui si trova l'edificio non è dei migliori.
Io la scoprii tempo fa durante una delle mie passeggiate per il centro e ne trovai tracce su internet per via di alcuni articoli che ne descrivevano il recente acquisto da parte di un privato. La torre infatti è accessibile solo tramite l'abitazione dell'ultimo piano, di cui è a tutti gli effetti un'estensione.
Nessuna possibilità quindi di visitarne l'interno, se non rivolgendosi direttamente al proprietario.
Spesso mi sono trovato a passarvi sotto alzando lo sguardo in cerca di qualche dettaglio rivelatore, ma a parte qualche foto scattata dal vicolo non ho mai avuto il coraggio di suonare al citofono per farmi aprire il portone.
Eh sì, sono timido, e temevo di risultare pure ridicolo nel tentativo di spiegare perché ero così interessato ad entrare in casa altrui.
"Ma prima o poi lo faccio davvero" pensavo...
In un'occasione mi trovai anche a commentare questo mio desiderio su un blog, la cui autrice è una grande appassionata di Genova e della sua storia, e aveva avuto pensieri molto simili passando sotto la suddetta torre.
Il blog si intitola "Dear Miss Fletcher" e leggendo questo suo post "gemello" potrete avere un altro punto di vista sulla nostra visita alla torre.
Sì, perché se Maometto non va alla montagna, magari è la montagna a raggiungerlo (sempre che lui lo desideri con sufficiente forza).
Il proverbio non recita esattamente così, ma i fatti provano che funziona lo stesso.
In questo caso la montagna ha le fattezze della signora Paola, neo-proprietaria della suddetta torre, che capitando per caso sul blog di Miss Fletcher legge il mio commento e decide di rispondermi, invitando entrambi a casa sua.
Ricordo ancora lo stupore che provai il mattino dopo nel leggere il suo messaggio!
Al mio ritorno dalla Spagna riuscimmo a combinare un incontro e in un pomeriggio di primavera, armato di carta, penna e metro avvolgibile varcai finalmente quel portone in compagnia di Sabina (il vero nome di Miss Fletcher) e della disponibile Paola.
Dai rilievi e dalle numerose foto scattate in quelle due ore (e che pubblicherò in modo più organico e completo in un prossimo post) ricavai una prima bozza della torre, realizzata la sera stessa a memoria ancora fresca. E' tutto buttato giù ad occhio e senza troppi calcoli, dato che le mie misurazioni sono per forza di cose un po' approssimative.
Il risultato è comunque apprezzabile, anche per quanto riguarda il perimetro e lo spessore dei muri, che coincidono con quelli del mio progetto.
In particolare ho potuto verificare che la struttura interna è in legno e non in pietra e mattoni come erroneamente scritto su qualche articolo di giornale. Soltanto le prime rampe d'accesso sono in marmo, ma sono il risultato di modifiche apportate in epoche più recenti, probabilmente in coincidenza della tamponatura del loggiato del palazzo.
L'unico aspetto ancora incerto riguarda la struttura dei vari piani, che non so fino a che punto rispecchino quella originale.
L'attuale travettatura ricalca quella precedente, rimossa durante il recente restauro per via del suo cattivo stato. Per decenni infatti la torre è rimasta disabitata, trasformandosi in un'enorme colombaia, piena di escrementi e umidità.
Alcuni elementi però (ad esempio la posizione delle finestre o la disuguaglianza tra le altezze dei vari piani) farebbero pensare ad una diversa organizzazione interna. Quella attuale potrebbe essere il risultato di ristrutturazioni effettuate in epoche passate per rendere abitabile l'interno della torre, in origine pensata come struttura prettamente militare.
La mia ipotesi è che ai tempi della sua costruzione la torre presentasse una serie di rampe in legno addossate alle pareti, che salivano a spirale verso la sommità, alternate magari a ballatoi in corrispondenza delle finestre. Al centro di questa struttura restava uno spazio vuoto utile al posizionamento di un verricello e di una corda.
Qualcosa di simile quindi all'interno di torre degli Asinelli a Bologna, anche se su scala ridotta.
L'approvvigionamento di eventuali armi o pietre a chi si trovava sulla cima doveva essere rapido ed efficiente, mentre l'attuale disposizione renderebbe assai difficoltoso il trasporto anche solo di un cesto di frutta.
Si tratta ovviamente di semplici speculazioni, che proverò a studiare prima di procedere alla costruzione della mia Domus Tower.
Comunque, quel primo disegno è servito da base per la realizzazione di uno spaccato che riprende in modo abbastanza fedele lo stato attuale della torre, azzardando un'ipotesi restitutiva del suo aspetto primitivo (il discorso delle scale è venuto solo in seguito).
Al momento mi manca ancora uno studio dettagliato della merlatura e degli archetti pensili di cui probabilmente la torre era dotata e per i quali userò come modello torre Embriaci.
Proprio di quest'ultima torre ho potuto scattare una foto che credo mi tornerà molto utile, dato che il punto di vista elevato riduce le deformazioni prospettiche, inevitabili osservandola dal basso.
Ora l'ideale sarebbe organizzare una visitina all'interno di quella torre, che a causa delle sue travagliate vicende giudiziarie resta un gioiello intoccabile (anche se reso un po' opaco dall'incuria del tempo)...
Io getto l'esca. Se la montagna si è mossa una volta, chissà che non lo faccia di nuovo?
Note e ringraziamenti:
Le foto incluse in questo articolo sono state scattate nel mese di maggio 2012 durante la mia visita a torre Maruffi.
Grazie a Sabina per aver condiviso la mia scoperta, alla gentilissima Paola che ha acconsentito a far entrare due estranei un po' originali a casa sua e a Michele per i consigli architettonici e per essersi prestato come corriere (parte della futura torre è in quella scatola).