Pietre famose 3/4: Genova

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Ed eccomi pronto ad inserire nella muratura della Domus qualche altra pietruzza di nobile provenienza.
Dopo Ubeda e Roncole Verdi, è la volta di Genova, che finalmente apporta alla Domus un po' di materiale "autentico". Così come una bambolina voodoo va sempre accompagnata da un oggetto appartenente alla "vittima", anche la Domus in miniatura contiene al suo interno un pezzo del soggetto originale...

Il primo dei due inserti di questo post è speciale per almeno due motivi: proviene da una struttura antica già esistente all'epoca in cui è ipotizzata la costruzione della Domus, ovvero la metà del XIV secolo. Inoltre, rappresenta il materiale reale con il quale sarebbe costruito l'intero edificio se fosse storicamente esistito. Si tratta della famosa pietra di promontorio che veniva estratta dalle cave situate su Capo di Faro (sulla cui punta, unico pezzo superstite di tutto il promontorio, sorge ancora la lanterna).

Rispetto all'ardesia che ho usato per la costruzione del mio modello, questo calcare presenta una fondamentale differenza cromatica: non ha infatti i riflessi bluastri che mi dà l'ardesia quando la luce non è quella calda solare (anche se dalla foto qui accanto sembrerebbe il contrario). D'altra parte, però, l'ardesia è decisamente più facile da tagliare e lavorare anche in piccola scala.

La pietra è stata raccolta a breve distanza dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano, una delle più antiche di Genova. Dietro il coro della chiesa vi è un antico passaggio voltato il cui muro in pietra va lentamente perdendo pezzi e che qualche vicino usa come posteggio coperto per la propria moto. E' stato sufficiente passare un paio di volte da quelle parti aguzzando la vista a caccia di un frammento già staccato...
Non lo dico solo per difendermi da eventuali denunce, ma perché le cose sono andate proprio così!
Ecco qua sotto il vicolo in uno scatto ripreso da Google street view.


La seconda pietra proviene invece da un'area che si trova sempre in provincia di Genova ma che non ha nulla a che vedere con la città in sé: il monte Caucaso, un'altura dell'appennino ligure sulla cui cima sorge un piccolo rifugio al quale mi sono recato in una recente escursione.
Il sentiero per raggiungerlo attraversa uno splendido bosco di faggi, che in quella giornata piovosa di tarda estate offriva uno spettacolo degno della migliore ambientazione fantasy. Mentre scrutavo tra gli alberi immersi nella nebbia, convinto che da un momento all'altro sarebbe spuntato un elfo dei boschi o qualche altro essere fatato, ho raccolto dal sentiero una pietra dalla forma piatta e regolare, pensando che avrebbe potuto apportare un tocco magico alla mia costruzione...


Entrambe le pietre sono state tagliate ed inserite nel paramento esterno della torre. Quella cittadina, dalla quale ho ricavato diversi blocchi, è stata collocata proprio sopra al paletto della catena e delimita l'angolo sinistro del perimetro. Per gli spigoli della torre infatti sono sempre alla ricerca di pietre che presentino spigoli netti a 90° e superfici regolari.

La pietra del Caucaso, di colore decisamente diverso, è inserita in posizione più interna, direttamente a contatto con le altre. Oltre alla provenienza geograficamente simile, questa è la ragione principale per cui ho deciso di accorpare queste due pietre in un unico post.


Successivamente ho collocato altri pezzi delle stesse pietre in posizioni più elevate, avendo ancora a disposizione diversi frammenti dalla forma assai appetibile per le ragioni sopra esposte.


Uno prosegue lo spigolo laterale, creando così una porzione di torre interamente genovese. Gli altri blocchi "caucasici" invece, grazie alla loro forma piatta e sottile, faranno da soglia al portoncino che si aprirà poco più in alto al centro della torre.


Queste strutture comunque sono ancora in costruzione, quindi le rivedremo in dettaglio più avanti...

Visto che siamo in tema, però, vorrei aggiungere a questo post un'immagine che non ha direttamente a che vedere con la Domus, ma che in qualche modo è ispirata ad essa. Si tratta di una pagina a fumetti che ho realizzato recentemente per Smack! Fiera del Fumetto di Genova che si svolgerà al porto antico i prossimi 25 e 26 aprile (dopodomani, quindi).

Buona lettura e... alla prossima pietra!







Costruzione 191: Pavimento in marmi policromi (prima parte)

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Dunque, sarebbe ora di iniziare a parlare del pavimento del salone principale (la cosiddetta "caminata"), che copre per superficie oltre metà del piano nobile.
Nel momento in cui scrivo, la pavimentazione non è ancora conclusa e manca ancora tutta l'ultima fase - piuttosto delicata - di rivoltamento e fissaggio. Sì, perché anche in questo caso, come per l'acciottolato del portico, ho deciso di realizzare il pavimento a parte ed inserirlo all'interno della Domus soltanto in un secondo momento.
Questo è dovuto al fatto che i materiali usati hanno spessori diversi e necessitano quindi di essere collocati su un supporto cedevole (plastilina, in questo caso) che permetta di livellarne in seguito la superficie.
Ma andiamo con ordine.

Prima di tutto vorrei spendere due parole sulla scelta del soggetto, che come al solito è forse un po' eccessivo per un'abitazione privata, ma che volevo molto ricco, trattandosi del principale ambiente di rappresentanza e ricevimento degli ospiti.
Già dal pavimento dovrà essere ben chiaro agli invitati quale sia lo status sociale ed economico della famiglia, e a questo proposito il committente non bada a spese.

Volendo realizzare un disegno più complesso della solita scacchiera, presi inizialmente in considerazione alcuni pavimenti marmorei ad intarsio di epoca medievale, chiamati oggi di stile "cosmatesco".
In questo caso i limiti alle mie ambizioni sono posti non soltanto dalle dimensioni, ma anche dalla scarsa varietà di colori di cui dispongo, per cui ho realizzato alcune prove di taglio, verificando che non mi era possibile  lavorare il marmo bianco sotto una certa scala senza causarne la rottura (o meglio, lo sbriciolamento).

I materiali selezionati per la composizione del pavimento sono strisce di marmo molto sottili (da 1 a 3 mm di spessore) levigate a specchio su un lato, recuperate dagli scarti di un marmista nei pressi del cimitero di Staglieno, a Genova.

Dopo aver deciso di semplificare il modello, mi sono imbattuto in questa immagine che rappresenta una melusina, essere mitologico medievale. Al di là della scena, ciò che mi ha subito colpito è la pavimentazione delle stanze. In particolare quella di destra, realizzata con tre dei 4/5 colori a mia disposizione.

Ecco qui alcune prove di composizione realizzate prima della posa vera e propria:


Sfortunatamente la scarsa quantità di alcuni di essi non mi permetteva di coprire l'intero pavimento con quella trama precisa, ma introducendo qualche variazione cromatica e magari bordeggiando tutte le pareti con un "passepartout" verde (il colore più abbondante) avrei potuto farcela...


Il lavoro effettivo inizia con la stesura di un sottile strato di plastilina sulla stessa tavoletta usata in passato per la costruzione dei mattoncini di Das. Su questa base incido con un punteruolo il perimetro del salone e le linee guida per la posa delle piastrelle, precedentemente disegnate su un foglio per stabilire le dimensioni reali dei pezzi, leggermente ridotti rispetto alle prime prove.


Una volta pronta la superficie d'appoggio, trasferisco questi primi pezzi sul letto di plastilina ed incomincio il taglio delle tessere successive, alternando i riquadri principali ai triangoli chiari e scuri.


Come si può vedere dalle seguenti foto, i margini dei triangoli chiari non risultano netti, a causa della granulosità del materiale. I pezzi neri, al contrario, risultano più duri al taglio ma mantengono un profilo molto più preciso.


Ovviamente mi accompagna nel lavoro il Dremel con il disco diamantato, senza il quale mi sarebbe impossibile lavorare a questo elemento della Domus. La carta vetrata infatti, con il marmo ha ben poca utilità.


Il lavoro prosegue in questo modo fino a quando un eccessivo uso del Dremel mi causa un fastidioso formicolio al braccio destro, facendomi temere ben altri problemi. Il sintomo, provocato evidentemente dalle vibrazioni del motore sul braccio in tensione per diverse ore consecutive, scompare con qualche giorno di riposo.
La pausa forzata mi permette di accorgermi che, proseguendo taglio e posa in questo modo, finirò il marmo arancione prima del previsto, complice lo spreco di diverse tessere tagliate di dimensioni inferiori al dovuto.

Si impone un'altra modifica al progetto.
Approfittando della grande quantità di pezzi verdi (finora inutilizzati), decido di alternare ai riquadri arancioni altri di quel colore.


Tutto sommato preferivo la composizione a tre colori, ma se voglio dare al pavimento del salone un aspetto uniforme, a questo punto la scelta è obbligata. Avanti con i riquadri arancioni e verdi, quindi!


Senza contare che questa non sarà neppure l'ultima modifica: anche i triangoli bianchi rischiano di essere troppo pochi per coprire tutto il salone. Dovrò limitare il loro uso ad alcuni settori centrali del pavimento, utilizzando per tutto il resto della superficie i loro omologhi gialli. Eppure ero convinto di avere abbastanza pezzi bianchi, ma non avevo considerato che una parte di essi presenta le due facce opache, e quindi rovinerebbe l'effetto lucido del pavimento...


Superato anche questo scoglio, credo di poter procedere fino in fondo senza ulteriori intoppi... ma come ho detto all'inizio, questo è un lavoro ancora in progress, quindi per vederne la fine dovrete pazientare ancora un po'...



 MATERIALI:
marmi colorati, plastilina
STRUMENTI:
Dremel + disco diamantato, tenaglie, pinzette, matita, righello, punteruolo
MISURE (in cm):
riquadri interni arancioni e verdi: 1,2
riquadri composti da riquadro interno + 4 triangoli: 1,7



 
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