Costruzione 134: Beccatelli in pietra (2) - modifiche

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Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto di nuovo.
Mi riferisco al fatto di modificare o ricostruire parti della Domus già dati per finiti, come nel caso delle colonne in pietra o della volta con botola.
Questa volta tocca ai beccatelli, originariamente costruiti alternando l'ardesia ai mattoncini. Sia dal punto di vista estetico che costruttivo, questa differenza di materiali mi ha sempre convinto poco, e ho deciso che è il caso di correggerli prima che la cosa si complichi ulteriormente. L'idea, se non si è capito, è quella di sostituire gli archetti in mattoni con altrettanti archi in pietra delle stesse dimensioni, e dare così al prospetto destro un aspetto più uniforme.


Precedentemente, avevo lavorato ai suddetti beccatelli aggiungendo una piccola cornice aggettante e creando gli scassi per l'inserimento delle travi del pavimento davanti alla soglia del piano ammezzato. Vorrei quindi cercare di rimuovere questi elementi senza romperli per poterli riutillizzare dopo la sostituzione degli archetti.
Qui sotto, uno studio a dimensioni reali che sto usando come modello per il taglio delle pietre. Del prospetto in generale parlerò più avanti.


La prima parte del lavoro consiste nella demolizione degli archetti esistenti. Se è vero che cercherò di recuperare le parti in pietra, non farò altrettanto con gli archetti in mattoni, che sono ancora uniti da uno strato di colla al resto della struttura. Per separarli dovrò inevitabilmente farli a pezzi.

Separatamente, inizio a costruire i nuovi archi in ardesia, sullo stesso supporto usato a suo tempo per la costruzione di quelli vecchi.
Dover rifare qualcosa che ho già realizzato mi toglie un po' di stimolo, e in questa fase il lavoro rimane fermo per qualche settimana, anche a causa del poco tempo che posso dedicarvi.
Tecnicamente però non è un compito eccessivamente difficile, e armato di pazienza costruisco i tre archetti in un'unica sessione.



Per poter inserire gli archi nella stessa posizione dei precedenti devo "scavare via" anche una parte del riempimento del muro, e per farlo uso un punteruolo ed un pennello per rimuovere i detriti.

Il giorno successivo realizzo il quarto arco, anch'esso usando il vecchio supporto in cartone.


L'ultima fase del lavoro consiste nell'adattare la muratura in pietra ai nuovi archetti, che risultano leggermente più alti dei precedenti. Una limatina qui, una là... e tutto torna al suo posto.

Direi che ne valeva la pena. Ora che mi sono tolto questo pensiero posso procedere con la costruzione della volta ogivale, della quale ho già realizzato le costole...


No, niente anticipazioni, ne parliamo la prossima volta!



MATERIALI:
ardesia, colla bianca
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, lime, punteruolo, pennello



Costruzione 133: Arcata maggiore del portico (1)

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Eccoci giunti alla costruzione dell'arcata principale.
Come già accennato, questa  presenta caratteristiche leggermente differenti rispetto a quelle più piccole.

Allo stesso modo di tutti gli archi di facciata, è costruita su due livelli sovrapposti, uno in linea con la superficie della facciata, l'altro (quello interno) leggermente incassato.
Il livello superiore in questo caso non sarà formato da una seconda arcata semplice, ma ogni singolo cuneo andrà a raccordarsi con i conci squadrati che formano i corsi orizzontali del muro. Il risultato saranno blocchi poligonali dalla forma diversa a seconda della posizione in cui andranno a collocarsi.
Insomma, pezzi fatti su misura e non intercambiabili fra loro.

Un bell'esempio di questo tipo di composizione lo si trova nella loggia di via Giustiniani 21 (a Genova), che ripropongo nell'immagine in basso evidenziandone parzialmente la trama.


Per la costruzione di questa arcata, ovviamente, avrò bisogno di un nuovo supporto provvisorio. Lo realizzerò usando la stessa tecnica del precedente, ma con le misure adeguatamente modificate.
Anche questa volta le rande metalliche mi aiuteranno nel taglio dei pezzi.


A parte le dimensioni, non vi sono differenze di sorta con la costruzione delle arcate precedenti, almeno per quanto riguarda l'arco interno. Di quello superiore mi occuperò in un altro post, anche perché il suo montaggio andrà di pari passo con la posa del muro frontale e richiederà più tempo.
Dopo aver dato forma ai pezzi con le tenaglie e la carta vetrata, li colloco uno ad uno con le pinzette e la colla, alternativamente sui due fianchi per dare tempo alla colla di asciugarsi ed evitare che il supporto si muova inavvertitamente.


Una volta raggiunta la sommità, la posa della chiave chiude definitivamente l'arco.


Nonostante l'aspetto esile e la mancanza dei rinfianchi, una volta seccatasi la colla l'arco potrà già auto-sostenersi, grazie alle ridotte dimensioni ed alla forza del legante.
Per evitare inutili rischi, però, lascerò il supporto in posizione almeno fino a quando il muro frontale non sarà cresciuto abbastanza da rinforzare la struttura, rimuovendolo soltanto a beneficio del pubblico prima degli scatti fotografici.

Ed ecco il risultato parziale della costruzione di questo nuovo elemento della Domus:



(continua...)

MATERIALI:
cartoncino, fil di ferro, ardesia, colla bianca
STRUMENTI:
matita, compasso, forbici, tenaglie, pinzette, carta abrasiva
MISURE (in cm):
luce (ampiezza): 13,3
freccia (verticale tra la sommità dell'intradosso e la linea d'imposta): 9,6
profondità: 2,2
spessore dei cunei: 0,5



Construcción 32: Unión de arcos y bóvedas

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Comienza con este post una de las fases más delicadas de la construcción de la Domus. Ahora que los arcos y las bóvedas están todos listos, hay que proceder con los acabados necesarios para que encajen perfectamente uno con otro, además que con los muros y las columnas.



Durante la construcción de la primera bóveda de arista me di cuenta que lo más difícil llegaría al final, y desde entonces no he dejado de pensar en como debería actuar para que la estructura terminada no presente discontinuidad entre las diferentes piezas tras el cierre del sótano.
Una vez instalado el embovedado, sería de hecho imposible intervenir desde el exterior sobre posibles errores. Además, aunque se pudiesen retocar algunos detalles con el auxilio de un pequeño pincel y de un poco de cemento, debería hacerlo a paredes ya barnizadas y "envejecidas", haciendo aún más evidente el corte con el resto del ambiente.


Mi intención en un primer momento era de terminar las piezas e ir colocándolas en su sitio mano a mano que las iba acabando, corrigiendo sobre la marcha posibles fallos. Pero este método no sería muy cómodo a causa del espacio de trabajo muy reducido, y me llevaría a concentrar mi atención sobre las partes más visibles desde el exterior, transcurando las demás.


La idea de ir juntando arcos y bóvedas para reducir el embovedado a unas pocas piezas más grandes me vino mientras estaba corrigiendo dos arcos para que coincidieran entre ellos.
Pegando las seis bóvedas de la zona cantina con los siete arcos intermedios, podría convertirlos todos en una única pieza. Así podría ponerla boca arriba y barnizarla tranquilamente dejando para otro momento el acabado de las juntas entre bóvedas y muros.


He aquí como procedo:
Tras haber colocado los arcos y las bóvedas, cubro las juntas con una fina capa de cola blanca. Cuando ésta se ha secado, levanto todo con mucho cuidado y le doy la vuelta para verificar que todas las piezas estén en su sitio. En este caso me toca despegar y mover uno de los arcos que sin querer se ha desplazado durante la operación de pegado.



Tres de las bóvedas aún no han sido terminadas con el cemento, pero como ya sé que para el relleno de las juntas también usaré el cemento, decido acelerar esta fase cubriendo a la vez toda la estructura.
Esta no se revela una buena idea, ya que la gran cantidad de agua y cemento ablanda peligrosamente el Das, dejando toda la estructura extremadamente frágil y sujeta a deformaciones.
Para remediar, vuelvo a colocar las bóvedas en su sitio bajo un peso uniforme y dejo secar.


Cuando el cemento por fin está seco puedo seguir con el pulido, que efectuo con papel de lija y un ganchito que me permite alcanzar todos los rincones. En algunos puntos quedan visibles unas grietas causadas por la humedad. Éstas no comprometen la estabilidad de la estructura porqué ya está bien seca, y a bien mirar le dan un toque realista imprevisto. Claro está, si se tratara de una verdadera bóveda me tocaría echarla abajo y comenzar desde el principio!
De todas formas, para otorgar más resistencia a la pieza (porqué ahora sí es una única pieza), cubro todo el extradós con cola, esta vez en abundantes pinceladas, y dejo secar otra vez.


Ahora el interior de la cantina tiene un aspecto mucho más uniforme. La luz ya no filtra a través de las bóvedas, sólo se ve una linea horizontal entre su base y los muros. Unos retoques más y la construcción del sótano estará terminada.

Pero ¿qué estoy diciendo? ¡Si falta todavía la otra mitad del embovedado!
Me estaba haciendo ilusiones...
Bueno, de momento estoy satisfecho del resultado y voy a hacer un par de fotos nocturnas de esta parte de cantina casi "accesible"...






Construcción 31: Apertura de una ventana (1)

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Desde hacía tiempo estaba considerando la posibilidad de abrir una ventana en una pared de la cantina. Efectivamente, una vez terminada y cerrada la estructura, el interior quedará visible solamente a través de las aberturas previamente construidas (el túnel, el arco lateral y la pared de fondo, que quedará abierta por toda la altura de la Domus).

En un primer momento pensaba que el arco sería suficiente para poder observar el interior del subterráneo, pero luego me di cuenta que en base a la disposición de las columnas, al final de la construcción resultaría imposible tener una visión completa de la cancela y del túnel. Este, que a mi parecer es uno de los rincones más emblemáticos, sería visible sólo desde la pared de en frente y que debería albergar los toneles del vino.

Tras mover los toneles a otro rincón, la pared quedaba libre (por lo menos a partir de una cierta altura), dándome así la posibilidad de crear otra abertura. Se trataba de un trabajo imprevisto, pero podía merecer la pena.

A pesar de todo, también en esta ocasión seré capaz de lucir mi ineptitud cometiendo un error que muy probablemente costaría el puesto de trabajo a un verdadero constructor.

Una vez marcadas a lápiz las líneas por donde debería cortar el muro (con una inclinación convergente hacia el exterior), inexplicablemente voy cortando el cemento con una inclinación opuesta, dirigiendo las líneas hacia el interior (imágen 254).

En el caso específico, el corte inclinado del muro no es una mera cuestión estética. Su forma está estudiada para permitir la entrada en la habitación de la mayor cantidad de luz posible. No tendría ningún sentido construir una abertura con el lado estrecho hacia el interior, a no ser de que se trate de una aspillera defensiva, donde la mayor luz en el exterior permitiría una visión más amplia y facilitaría el apunte del arma sin necesitad de exponerse al enemigo.
Pero esto no es el caso.

Cuando me doy cuenta del error ya he casi terminado la puesta de los ladrillos (imgs.255-256), así decido dejar secar la cola y remover en bloque las piezas laterales para adaptarlas al nuevo perfil (img.257).

Luego voy construyendo el arco superior, que en comparación con los realizados hasta ahora presenta una diferencia fundamental: la sperficie interna y externa tienen diferentes anchuras y el arco debe coincidir a los dos lados con el muro ya realizado.
Una pinza y un trozo de rollo de papel me permiten reproducir la curva deseada (img.258).


La directa consecuencia de dicho error es que la ventana, diseñada en orígen con una forma más o menos cuadrada,ahora resulta mucho más ancha. De hecho, su arco coincide casi exactamente con la curva de la bóveda (img.259).

De todos modos ésto no es un problema, será incluso mejor, siendo más fácil mirar al interior cuando la cantina esté cerrada.
Ahora, antes de dar por terminada la obra, habrá que terminar las bóvedas, rellenar las juntas con el cemento, construir e instalar las rejas, barnizar los muros...







 
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