E quindi ci siamo, dopo le chiacchiere del post precedente è ora di passare ai fatti!
Se non lo avete ancora letto potete farlo seguendo questo link, perché stavolta mi concentrerò sull'aspetto pratico della realizzazione degli affreschi senza ripetere concetti già espressi.
Per poter iniziare il lavoro ho bisogno di farmi un'idea precisa delle superfici da affrescare, per cui prendo accuratamente le misure di tutte le pareti (con relative aperture di porte e finestre) e riporto il tutto su carta, unendo vari fogli perché il disegno prosegua senza "soluzione di continuità" da una parete all'altra. A partire da qui potrò cercare di dare corpo a quello che finora ho soltanto immaginato, come per esempio la banda bicolore che circonda le due grandi quadrifore del salone (vedi foto in basso).
Per disegnare uso una matita morbida, cercando però di mantenere un tratto pulito anche se non si tratta ancora del disegno definitivo. Il supporto sul quale realizzerò gli affreschi infatti saranno quegli strati di vernice che tempo fa staccai da un vecchio muro e che andranno ritagliati per adattarli alle pareti del salone. A quel punto, per poter proseguire, dovrò avere già in mano il progetto definitivo dell'intera stanza.
Il salone, che si estende per tutta la lunghezza del palazzo, è attraversato a metà dal grande arco di spina che lo divide in due ambienti più o meno quadrati. Per il momento mi occuperò della metà anteriore, caratterizzata dalle due grandi quadrifore e dal camino in pietra.
Ho quindi 4 pareti da decorare in modo più o meno integrale:
La prima ad essere completata a livello di studio è l'arcata di spina, che è anche quella che presenta la minore superficie. Anche qui torna il motivo bicolore lungo il profilo dell'arco, accompagnato da una trama di viticci ripresa direttamente dalle decorazioni di palazzo San Giorgio a Genova. In chiave all'arco colloco un piccolo scudo crociato, emblema del Comune fin dall'epoca delle crociate ed evidente richiamo all'orgoglio patriottico dei committenti.
I fianchi dell'arcata sono ricoperti da una finta muratura che riprende il motivo già intravisto nella saletta d'angolo. In alto resta una striscia più alta parzialmente coperta dall'arco, nella quale andranno inseriti alcuni soggetti relativi al ciclo dei mesi (che vedremo più avanti).
In un primo momento provo a ripetere il motivo a viticci anche attorno alle finestre. Trattandosi di una decorazione ripetitiva, non è necessario realizzare il disegno completo: basta una porzione per avere un'idea dell'effetto complessivo.
In questo caso però l'eccessiva quantità di dettaglio appesantisce troppo la composizione e decido quindi di limitarla alla sola banda bicolore (anche qui sarà presente in alto la striscia con la rappresentazione dei mesi).
Ma la parete più interessante da affrescare è senza dubbio quella destra, e in questo caso il disegno preparatorio dovrà essere completo.
Della scelta del soggetto ho già parlato ampiamente nel capitolo precedente, per cui passiamo alla realizzazione del bozzetto.
Anche se non è una matita precisissima, gli elementi principali ci sono già tutti. Si vedono le mura della città cinte d'assedio da parte dell'esercito dei gatti, che cercano di scalarle e lanciano pietre con un grosso trabucco. In primo piano altri gatti assediano la città dal mare con le navi, mentre sullo sfondo a sinistra si intravede il loro accampamento. In lontananza, sotto gli archetti del falso loggiato, le montagne che circondano la città.
Entrano in scena anche le figure dei tre vivi e dei tre morti, che si affacciano dalle loggette laterali. In questo caso l'ambientazione non è la stessa della scena centrale e le due "vignette" sembrano dialogare direttamente tra loro. Anche le sembianze umane dei personaggi le mettono su un altro piano rispetto alla battaglia.
Bene, ora che ho studiato a grandi linee il contenuto degli affreschi, devo riportare il disegno preparatorio sulla superficie definitiva, creando la vera e propria sinopia. Come fare?
Se si trattasse di ripassare il disegno su un altro foglio, sarebbe sufficiente piazzarlo sul tavolo luminoso e riprenderlo in trasparenza (ed è quello che tento di fare in un primo momento). L'intonaco però non lascia trasparire nulla e mi vedo obbligato a trovare un metodo alternativo.
Per fortuna non butto mai via niente che possa essere riutilizzato, anche se chiaramente obsoleto, e mi tornano in mente certi fogli di carta-carbone che tengo nell'armadio. Una reliquia dell'era analogica...
Ora, collocando il "foglio copiativo" tra lo strato d'intonaco e la bozza a matita, ne ripasso i tratti principali calcando leggermente con la punta del portamine.
Come per magia, sulla superficie sottostante appaiono le linee guida che una volta riprese daranno vita al disegno definitivo!
Certo, parte del lavoro di dettaglio è andata perduta, ma le forme principali sono ben visibili e su questa base posso ricopiare il disegno fatto concentrandomi stavolta sull'assoluta pulizia del segno e anzi, aggiungendo dettagli che prima erano assenti.
In caso di errore posso sempre usare la gomma. Il tratto a matita si cancella senza problemi, mentre il segno della carta-carbone resta pressoché indelebile.
Se proprio si rende necessario cancellare parte di quel tratto, ricorro alla lama del cutter per grattare via lo strato superficiale di vernice, metodo che userò anche durante la colorazione per ottenere biachi netti e punti di luce.
Una volta completata la matita mi dedico al ritaglio e al disegno degli altri pannelli, compresi quelli che andranno a ricoprire la cappa del camino.
Anche questa infatti avrà la sua bella decorazione, che consiste in finti scudi con gli stemmi delle famiglie proprietarie e dello stesso logo del Domus project (piccola concessione auto-celebrativa).
La cappa dovrà raggiungere il soffitto della stanza, ma non avendo ancora completato la parete in tutta la sua altezza, prima di ritagliare il pezzo centrale attenderò di verificare le misure precise.
Ma torniamo ad occuparci della parete destra e della grande battaglia, perché è arrivato il momento di iniziare a usare il colore.
Faccio una precisazione. Finora ho sempre usato il termine "affreschi", ma nel mio lavoro di riduzione si tratta in realtà di semplici acquerelli. Se volessi essere filologicamente corretto dovrei lavorare direttamente sui muri (cosa impossibile a questa scala) e usare pigmenti naturali su superfici di intonaco fresco (appunto) dividendo il lavoro per aree e ricreando ogni volta le stesse tinte della sessione precedente... Insomma, non finirei mai.
In questo modo invece lavoro su tutte le superfici contemporaneamente, procedendo per colore.
Inizio con l'arancione...
...per poi continuare mano a mano con tutti gli altri.
Finora non ho quasi toccato il soggetto centrale, per il quale avrò bisogno di una dose di concentrazione maggiore. Non ho effettuato uno studio previo per la colorazione della battaglia, per cui procederò un po' per tentativi e l'errore è sempre dietro l'angolo.
Qua e là intervengo con qualche tratto di pennarello nero per contrastare maggiormente alcuni elementi, come nel profilo dell'arcata di spina o nelle figure dei tre morti.
Quest'uso del pennarello fa sì che l'aspetto delle decorazioni somigli più alla miniatura di un libro che non a un affresco. Trovare un giusto compromesso non è facile, perché effettivamente sto cercando di imitare un affresco, ma... si tratta pur sempre di un lavoro in miniatura!
Là dove la decorazione prosegue oltre l'angolo della parete, unisco i pannelli d'intonaco con un pezzetto di nastro adesivo (sul retro) in modo che il disegno coincida con quello della superficie adiacente. E' il caso ad esempio dei due vani finestra e dell'archetto di copertura della porta, al quale sul lato interno ho già applicato l'intonaco con un goccio di colla.
Da queste foto si nota che nel frattempo anche la fascia superiore si è andata popolando di tutta una serie di scene e personaggi. Per il momento questa parte è abbozzata a matita, e me ne occuperò soltanto dopo aver terminato il resto delle superfici. Mi limito a "rifilare" le strisce orizzontali che la delimitano in alto e in basso con la lama del cutter.
Quando finalmente decido di passare alla colorazione della scena principale, lo faccio iniziando dallo sfondo, cercando di diluire il colore mano a mano che la superficie si allontana per dare un'illusione di profondità.
Poco a poco aggiungo tutti gli altri dettagli, modificando anche lo sfondo dei tre vivi (del quale ero abbastanza soddisfatto) per renderlo più coerente con l'immagine speculare dei tre morti: cielo nero e atmosfera buia che stacchi decisamente dai toni solari del soggetto centrale.
A completamento del lavoro, procedo per sottrazione eliminando alcuni tratti con la lametta, in particolare sulle torri e le mura, dove i colpi di luce sui blocchi di pietra sono resi proprio in questo modo.
Osservando la superficie a luce radente si nota l'intervento della lama, quasi come fosse una sorta di "negativo".
Ora però è il caso di concedersi una pausa. Il committente vuole vedere come procedono i lavori, e mi ha avvertito che porterà con sé anche il famigerato padre confessore di sua moglie per verificare che l'opera rispetti i dettami morali imposti da Santa Madre Chiesa e dal buon costume.
Mentre loro si dedicano ad ispezionare ogni singolo centimetro (pardon, millimetro) di parete a caccia di chissà cosa, io andrò a prepararmi un bel cappuccino.
Alla prossima!
MATERIALI:
vecchio intonaco, portamine 0.5 (2B), acquerelli
STRUMENTI:
cutter, forbici, carta-carbone, pennelli, pennarello, squadretta, righello, gomma
MISURE (in cm):
Se non lo avete ancora letto potete farlo seguendo questo link, perché stavolta mi concentrerò sull'aspetto pratico della realizzazione degli affreschi senza ripetere concetti già espressi.
Per poter iniziare il lavoro ho bisogno di farmi un'idea precisa delle superfici da affrescare, per cui prendo accuratamente le misure di tutte le pareti (con relative aperture di porte e finestre) e riporto il tutto su carta, unendo vari fogli perché il disegno prosegua senza "soluzione di continuità" da una parete all'altra. A partire da qui potrò cercare di dare corpo a quello che finora ho soltanto immaginato, come per esempio la banda bicolore che circonda le due grandi quadrifore del salone (vedi foto in basso).
Per disegnare uso una matita morbida, cercando però di mantenere un tratto pulito anche se non si tratta ancora del disegno definitivo. Il supporto sul quale realizzerò gli affreschi infatti saranno quegli strati di vernice che tempo fa staccai da un vecchio muro e che andranno ritagliati per adattarli alle pareti del salone. A quel punto, per poter proseguire, dovrò avere già in mano il progetto definitivo dell'intera stanza.
Il salone, che si estende per tutta la lunghezza del palazzo, è attraversato a metà dal grande arco di spina che lo divide in due ambienti più o meno quadrati. Per il momento mi occuperò della metà anteriore, caratterizzata dalle due grandi quadrifore e dal camino in pietra.
Ho quindi 4 pareti da decorare in modo più o meno integrale:
- - Controfacciata (che include i lembi interni dei vani finestra e l'intradosso degli archetti di copertura);
- - Parete sinistra (con vano porta della saletta d'angolo e cappa del camino);
- - Arcata di spina (faccia anteriore);
- - Parete destra (senza aperture e quindi da coprire interamente).
La prima ad essere completata a livello di studio è l'arcata di spina, che è anche quella che presenta la minore superficie. Anche qui torna il motivo bicolore lungo il profilo dell'arco, accompagnato da una trama di viticci ripresa direttamente dalle decorazioni di palazzo San Giorgio a Genova. In chiave all'arco colloco un piccolo scudo crociato, emblema del Comune fin dall'epoca delle crociate ed evidente richiamo all'orgoglio patriottico dei committenti.
I fianchi dell'arcata sono ricoperti da una finta muratura che riprende il motivo già intravisto nella saletta d'angolo. In alto resta una striscia più alta parzialmente coperta dall'arco, nella quale andranno inseriti alcuni soggetti relativi al ciclo dei mesi (che vedremo più avanti).
In un primo momento provo a ripetere il motivo a viticci anche attorno alle finestre. Trattandosi di una decorazione ripetitiva, non è necessario realizzare il disegno completo: basta una porzione per avere un'idea dell'effetto complessivo.
In questo caso però l'eccessiva quantità di dettaglio appesantisce troppo la composizione e decido quindi di limitarla alla sola banda bicolore (anche qui sarà presente in alto la striscia con la rappresentazione dei mesi).
Ma la parete più interessante da affrescare è senza dubbio quella destra, e in questo caso il disegno preparatorio dovrà essere completo.
Della scelta del soggetto ho già parlato ampiamente nel capitolo precedente, per cui passiamo alla realizzazione del bozzetto.
Anche se non è una matita precisissima, gli elementi principali ci sono già tutti. Si vedono le mura della città cinte d'assedio da parte dell'esercito dei gatti, che cercano di scalarle e lanciano pietre con un grosso trabucco. In primo piano altri gatti assediano la città dal mare con le navi, mentre sullo sfondo a sinistra si intravede il loro accampamento. In lontananza, sotto gli archetti del falso loggiato, le montagne che circondano la città.
Entrano in scena anche le figure dei tre vivi e dei tre morti, che si affacciano dalle loggette laterali. In questo caso l'ambientazione non è la stessa della scena centrale e le due "vignette" sembrano dialogare direttamente tra loro. Anche le sembianze umane dei personaggi le mettono su un altro piano rispetto alla battaglia.
Bene, ora che ho studiato a grandi linee il contenuto degli affreschi, devo riportare il disegno preparatorio sulla superficie definitiva, creando la vera e propria sinopia. Come fare?
Se si trattasse di ripassare il disegno su un altro foglio, sarebbe sufficiente piazzarlo sul tavolo luminoso e riprenderlo in trasparenza (ed è quello che tento di fare in un primo momento). L'intonaco però non lascia trasparire nulla e mi vedo obbligato a trovare un metodo alternativo.
Per fortuna non butto mai via niente che possa essere riutilizzato, anche se chiaramente obsoleto, e mi tornano in mente certi fogli di carta-carbone che tengo nell'armadio. Una reliquia dell'era analogica...
Ora, collocando il "foglio copiativo" tra lo strato d'intonaco e la bozza a matita, ne ripasso i tratti principali calcando leggermente con la punta del portamine.
Come per magia, sulla superficie sottostante appaiono le linee guida che una volta riprese daranno vita al disegno definitivo!
Certo, parte del lavoro di dettaglio è andata perduta, ma le forme principali sono ben visibili e su questa base posso ricopiare il disegno fatto concentrandomi stavolta sull'assoluta pulizia del segno e anzi, aggiungendo dettagli che prima erano assenti.
In caso di errore posso sempre usare la gomma. Il tratto a matita si cancella senza problemi, mentre il segno della carta-carbone resta pressoché indelebile.
Se proprio si rende necessario cancellare parte di quel tratto, ricorro alla lama del cutter per grattare via lo strato superficiale di vernice, metodo che userò anche durante la colorazione per ottenere biachi netti e punti di luce.
Una volta completata la matita mi dedico al ritaglio e al disegno degli altri pannelli, compresi quelli che andranno a ricoprire la cappa del camino.
Anche questa infatti avrà la sua bella decorazione, che consiste in finti scudi con gli stemmi delle famiglie proprietarie e dello stesso logo del Domus project (piccola concessione auto-celebrativa).
La cappa dovrà raggiungere il soffitto della stanza, ma non avendo ancora completato la parete in tutta la sua altezza, prima di ritagliare il pezzo centrale attenderò di verificare le misure precise.
Ma torniamo ad occuparci della parete destra e della grande battaglia, perché è arrivato il momento di iniziare a usare il colore.
Faccio una precisazione. Finora ho sempre usato il termine "affreschi", ma nel mio lavoro di riduzione si tratta in realtà di semplici acquerelli. Se volessi essere filologicamente corretto dovrei lavorare direttamente sui muri (cosa impossibile a questa scala) e usare pigmenti naturali su superfici di intonaco fresco (appunto) dividendo il lavoro per aree e ricreando ogni volta le stesse tinte della sessione precedente... Insomma, non finirei mai.
In questo modo invece lavoro su tutte le superfici contemporaneamente, procedendo per colore.
Inizio con l'arancione...
...per poi continuare mano a mano con tutti gli altri.
Finora non ho quasi toccato il soggetto centrale, per il quale avrò bisogno di una dose di concentrazione maggiore. Non ho effettuato uno studio previo per la colorazione della battaglia, per cui procederò un po' per tentativi e l'errore è sempre dietro l'angolo.
Qua e là intervengo con qualche tratto di pennarello nero per contrastare maggiormente alcuni elementi, come nel profilo dell'arcata di spina o nelle figure dei tre morti.
Quest'uso del pennarello fa sì che l'aspetto delle decorazioni somigli più alla miniatura di un libro che non a un affresco. Trovare un giusto compromesso non è facile, perché effettivamente sto cercando di imitare un affresco, ma... si tratta pur sempre di un lavoro in miniatura!
Là dove la decorazione prosegue oltre l'angolo della parete, unisco i pannelli d'intonaco con un pezzetto di nastro adesivo (sul retro) in modo che il disegno coincida con quello della superficie adiacente. E' il caso ad esempio dei due vani finestra e dell'archetto di copertura della porta, al quale sul lato interno ho già applicato l'intonaco con un goccio di colla.
Da queste foto si nota che nel frattempo anche la fascia superiore si è andata popolando di tutta una serie di scene e personaggi. Per il momento questa parte è abbozzata a matita, e me ne occuperò soltanto dopo aver terminato il resto delle superfici. Mi limito a "rifilare" le strisce orizzontali che la delimitano in alto e in basso con la lama del cutter.
Quando finalmente decido di passare alla colorazione della scena principale, lo faccio iniziando dallo sfondo, cercando di diluire il colore mano a mano che la superficie si allontana per dare un'illusione di profondità.
Poco a poco aggiungo tutti gli altri dettagli, modificando anche lo sfondo dei tre vivi (del quale ero abbastanza soddisfatto) per renderlo più coerente con l'immagine speculare dei tre morti: cielo nero e atmosfera buia che stacchi decisamente dai toni solari del soggetto centrale.
A completamento del lavoro, procedo per sottrazione eliminando alcuni tratti con la lametta, in particolare sulle torri e le mura, dove i colpi di luce sui blocchi di pietra sono resi proprio in questo modo.
Osservando la superficie a luce radente si nota l'intervento della lama, quasi come fosse una sorta di "negativo".
Ora però è il caso di concedersi una pausa. Il committente vuole vedere come procedono i lavori, e mi ha avvertito che porterà con sé anche il famigerato padre confessore di sua moglie per verificare che l'opera rispetti i dettami morali imposti da Santa Madre Chiesa e dal buon costume.
Mentre loro si dedicano ad ispezionare ogni singolo centimetro (pardon, millimetro) di parete a caccia di chissà cosa, io andrò a prepararmi un bel cappuccino.
Alla prossima!
MATERIALI:
vecchio intonaco, portamine 0.5 (2B), acquerelli
STRUMENTI:
cutter, forbici, carta-carbone, pennelli, pennarello, squadretta, righello, gomma
MISURE (in cm):
parete destra: 13 x 15 (includendo il vano finestra)
perimetro: 14 x 13,7
perimetro: 14 x 13,7
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