Quella che inizia con questo post è una pagina storica del cantiere della
Domus. Riguarda infatti il completamento del selciato stradale, la cui
costruzione iniziò nel lontano 2012 per poi rimanere in sospeso mentre la mia
attenzione si concentrava su altri elementi del progetto. Ovviamente, come
sempre accade quando rimetto mano a qualcosa dopo tanto tempo, mi trovo a
dover disfare quello che avevo già in parte costruito.
Cosa c'era che non andava nella pavimentazione che avevo iniziato a comporre
tanto tempo fa? Principalmente le dimensioni delle pietre,
decisamente troppo grandi per un selciato medievale.
Carrabile o meno che fosse (ammettiamo pure che lo fosse), l'effetto finale
di quella porzione di strada ricordava molto di più le vie di una città
romana che non i vicoli della Genova medievale, che spesso erano lastricati
con mattoni o ciottoli più piccoli. Inizialmente la mia documentazione in
proposito era alquanto scarsa, ma nel tempo ho avuto modo di leggere diverse
pubblicazioni e di assistere alla "riscoperta" di alcuni tratti delle
suddette pavimentazioni durante scavi eseguiti in città (ad esempio
nell'attuale via Garibaldi o sotto la loggia seicentesca di piazza Banchi).
Questo mi ha portato a rielaborare il progetto con il conseguente smontaggio
dei blocchi già incollati, che viste le loro dimensioni troveranno
sicuramente posto nei muri della torre.
Un'altra incongruenza riscontrata rispetto alle strutture reali era il
sistema di scorrimento delle acque. Già dalla costruzione della base
in cemento, al cui interno avevo inserito una rete metallica sagomata, si
profilava una configurazione a schiena d'asino, ovvero con gobba
centrale e cunette laterali per il deflusso dell'acqua piovana. Nella
maggior parte dei casi, invece, le vie medievali presentavano una forma
a culla, con cunetta continua al centro della carreggiata. Questo significava che,
oltre alla rimozione delle pietre, mi sarei dovuto occupare anche di
modificare il fondo, cosa che ha ritardato ulteriormente l'inizio dei
lavori.
Non aveva molto senso, però, continuare la costruzione del secondo piano
mentre a livello stradale era ancora tutto fermo a dieci anni fa. Per cui,
lasciate da parte le murature della camera matrimoniale e la latrina di sua
signoria, riprendo finalmente il lavoro da dove lo avevo interrotto nella
speranza di acquietare vicini e autorità, che in questi anni non hanno mai
smesso di lamentarsi per le difficoltà che questa lacuna creava al passaggio
di persone e cose.
Sotto lo sguardo perplesso del committente, transenno la via e rimuovo senza
troppa difficoltà le poche pietre già installate. Poi, con un punteruolo,
faccio leva sulla griglia sottostante fino ad estrarla interamente dal
cemento. Ero così abituato a vedere il vicolo della Domus con quell'aspetto,
che in questo frangente ho quasi la sensazione di compiere un atto
sacrilego. Quel selciato incompleto era ormai un tutt'uno col resto della
struttura e le pietre apparivano perfino levigate sullo spigolo, nel punto
in cui di solito appoggiavo le dita per ruotare il modello sulla sua base.
Comunque, il passo successivo è quallo di spianare il dosso centrale per poi
sagomare il fondo nel modo corretto. Si tratta di un'operazione delicata che
mi provoca qualche sudore, già che c'è il rischio concreto di danneggiare la
volta del fiume sotterraneo. Fortunatamente fila tutto liscio e si stacca
solo qualche frammento sui bordi che integrerò in seguito con un po' di
cemento fresco. Per effettuare quest'operazione uso uno strumento che forse
non è ancora apparso nel blog, ovvero una lima piatta per ceramica
acquistata da Leroy Merlin, che mi permette di rimuovere senza sforzo una
discreta quantità di materiale, incidendo al contempo la cunetta centrale.
Di queste modifiche ne fa le spese il tombino a caditoia che avevo
assemblato con tanta cura con piccole strisce di ardesia. Tanto per forma
quanto per posizione, questo elemento risulta incompatibile con la nuova
pavimentazione. Di conseguenza, anche il breve canale che convogliava le
acque dal bordo strada al fiume sottostante non è più funzionale e viene
otturato.
La posa delle nuove pietre avviene dopo aver disegnato sul fondo le linee
guida per la loro disposizione, che stavolta sarà
a spina di pesce con il vertice verso il lato discendente. Invece di
blocchi rozzamente squadrati, utilizzo sassolini di spiaggia selezionando la
loro forma in base alla collocazione. La spina centrale viene composta con
pezzi leggermente piatti e allungati, mentre il resto della superficie è
coperto da un acciottolato più o meno uniforme.
Davanti all'arcata maggiore del loggiato, la spina di un ipotetico vicolo
secondario confluisce in quello principale, intersecandosi con esso con
un'inclinazione di circa 45º, allo stesso modo in cui il condotto
sottostante sfocia nel fiume sotterraneo. Come in alto così in basso,
direbbe qualcuno.
La posa continuerà allo stesso modo fino a riempire tutta la superficie del
vicolo, aggiungendo di volta in volta una nuova porzione (abbondante) di
colla e collocando i nuovi sassi prima che questa asciughi.
Il completamento della posa e le ultime fasi di rifinitura le vedremo nel
prossimo post, insieme alla creazione di un nuovo elemento che andrà a
sostituire la caditoia rimossa. Fino ad allora sarà possibile percorrere il
vicolo soltanto a piedi e in rigorosa fila indiana. Ma come si fa ad andare
in fila indiana se il Nuovo Continente non è ancora stato scoperto?
Vuoi vedere che la storia non è come ce l'hanno raccontata?
MATERIALI:
cemento a presa rapida, ciottoli di spiaggia, colla vinilica
STRUMENTI:
punteruolo, pinzette, lima piatta per ceramica, matita, spatolina
cemento a presa rapida, ciottoli di spiaggia, colla vinilica
STRUMENTI:
punteruolo, pinzette, lima piatta per ceramica, matita, spatolina
MISURE (in cm):
area vicolo: 5,6/5,8 x 29,7
spessore acciottolato: 0,5
ampiezza spina centrale: ±1,5
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