L'attesa è finita, eccoci pronti a vedere come si conclude la posa degli abbadini in ardesia! Se vi siete persi la prima parte, la trovate descritta nei dettagli QUI (errori inclusi).
Alla fine di quel post avevo appena iniziato la terza fila, nonostante la seconda fosse ancora incompleta. Procedo quindi con il completamento di questa fino alla linea di displuvio, per poi continuare la successiva.
La quarta presenta una difficoltà in più. Al momento della posa infatti si rende necessario ritagliare una porzione di abbadino per permettere il passaggio dei paletti del muretto d'attico. Per fare questo uso il disco da taglio diamantato, in quanto la lima manuale rischierebbe di rompere la sottile tessera d'ardesia.
Prima di continuare con le file successive decido di elevare il paramento esterno della torre fin sopra il livello del tetto. Senza questo riferimento rischierei di eccedere verso l'esterno con gli abbadini, trovandomi poi costretto a ritagliarli con le lime. Tra le pietre raccolte ai giardini e che ora diventeranno parte della Domus ce n'è una di origine evidentemente vulcanica (quella scura). Chissà da dove viene e come c'è finita...
La giuntura tra la falda del tetto e il muro in pietra verrà poi coperta con la posa di un'ulteriore fila di abbadini tagliati a metà e fissati alla parete. In un'epoca in cui ancora non esistevano gli isolanti sintetici, questo aiutava a proteggere il tetto dalle infiltrazioni piovane.
A questo punto potrei proseguire con la quinta fila, ma portare avanti entrambe le falde contemporaneamente mi permette di controllare meglio che le file di abbadini siano perfettamente orizzontali e alla stessa distanza una dall'altra. Per cui, lavoro sulla falda frontale fino a raggiungere lo stesso livello di quella laterale.
A sinistra il tetto confinerà con il paramento esterno del secondo piano, che a differenza della torre non ha ancora raggiunto questo livello. Dopo le due prime file di abbadini lascio scoperti i travetti che si inseriranno direttamete nel muro e rimando le rifiniture ad un secondo momento.
A partire dalla sesta fila i paletti non interferiscono più con gli abbadini. Inoltre, la superficie da coprire si fa sempre minore, rendendo la posa più spedita. Ma...
Ops, ho finito gli abbadini!
Sapevo che le tessere realizzate finora non mi sarebbero bastate per coprire tutto il tetto, e adesso mi tocca ripetere tutte le operazioni già viste in precedenza su una nuova tavoletta. Peccato, avrei voluto continuare la posa fino alla fine senza altre pause...
Dopo una mattinata passata a ritagliare i nuovi pezzi (riassunta nei quattro scatti qui sopra), sono pronto per riprendere la posa, e questa volta senza posa! (scusate, fa caldo)
Adesso che gli abbadini coprono buona parte del tavolato, mi rendo conto che l'effetto è decisamente accattivante. Mi piace in particolare il gioco d'ombre delle linee orizzontali, il cui percorso è irregolare quanto basta per ottenere un effetto realistico. Anche i segni (tutto sommato involontari) della carteggiatura delle tessere danno al tetto un'impressione di movimento inaspettata.
Ma andiamo avanti.
Ecco, se fossi un gabbiano non perderei l'occasione di lasciare un ricordino su quel tetto lì.
Eppure, non ho ancora finito. Ma stavolta ho deciso che non ci saranno pause e il cantiere resterà aperto fino alla conclusione del lavoro. Vorrà dire che recupererò gli straordinari più avanti.
Bene, ora che tutti gli abbadini di falda sono stati collocati posso rifinire la diagonale del displuvio, che verrà completata da una fila di tessere su entrambi i lati e una di tegole centrale.
Per evitare che lo spigolo del tetto risulti troppo sporgente ne ripasso il contorno con le lime e la carta abrasiva. Poi inizio ad incollare i piccoli abbadini, utilizzando molti dei pezzi scartati durante il taglio a causa delle dimensioni troppo ridotte.
Fine? Non ancora.
Ora che tutti i pezzi sono al loro posto è giunto il momento di dare una bella spennellata di cemento per riempire i giunti.
Mantengo la miscela piuttosto liquida per poter rimuovere meglio gli eccessi con una spugnetta, e comunque basta una passata molto leggera. Il resto verrà via a secco, lasciando che il materiale si sccumuli soltanto negli angoli mettendo in risalto le linee orizzontali e alcune giunture più irregolari.
Mancano ancora le tegole, ma me ne occuperò più avanti. Voglio però lasciarvi un'ultima immagine per stuzzicare la vostra curiosità.
Alla prossima!
MATERIALI:
ardesia, pietre, colla bianca, cemento, acqua
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, righello, carta abrasiva, Dremel con disco da taglio diamantato, pennello, spatolina, spugnetta
MISURE (in cm):
abbadini: 13x13x1
Alla fine di quel post avevo appena iniziato la terza fila, nonostante la seconda fosse ancora incompleta. Procedo quindi con il completamento di questa fino alla linea di displuvio, per poi continuare la successiva.
La quarta presenta una difficoltà in più. Al momento della posa infatti si rende necessario ritagliare una porzione di abbadino per permettere il passaggio dei paletti del muretto d'attico. Per fare questo uso il disco da taglio diamantato, in quanto la lima manuale rischierebbe di rompere la sottile tessera d'ardesia.
Prima di continuare con le file successive decido di elevare il paramento esterno della torre fin sopra il livello del tetto. Senza questo riferimento rischierei di eccedere verso l'esterno con gli abbadini, trovandomi poi costretto a ritagliarli con le lime. Tra le pietre raccolte ai giardini e che ora diventeranno parte della Domus ce n'è una di origine evidentemente vulcanica (quella scura). Chissà da dove viene e come c'è finita...
La giuntura tra la falda del tetto e il muro in pietra verrà poi coperta con la posa di un'ulteriore fila di abbadini tagliati a metà e fissati alla parete. In un'epoca in cui ancora non esistevano gli isolanti sintetici, questo aiutava a proteggere il tetto dalle infiltrazioni piovane.
A questo punto potrei proseguire con la quinta fila, ma portare avanti entrambe le falde contemporaneamente mi permette di controllare meglio che le file di abbadini siano perfettamente orizzontali e alla stessa distanza una dall'altra. Per cui, lavoro sulla falda frontale fino a raggiungere lo stesso livello di quella laterale.
A sinistra il tetto confinerà con il paramento esterno del secondo piano, che a differenza della torre non ha ancora raggiunto questo livello. Dopo le due prime file di abbadini lascio scoperti i travetti che si inseriranno direttamete nel muro e rimando le rifiniture ad un secondo momento.
A partire dalla sesta fila i paletti non interferiscono più con gli abbadini. Inoltre, la superficie da coprire si fa sempre minore, rendendo la posa più spedita. Ma...
Ops, ho finito gli abbadini!
Sapevo che le tessere realizzate finora non mi sarebbero bastate per coprire tutto il tetto, e adesso mi tocca ripetere tutte le operazioni già viste in precedenza su una nuova tavoletta. Peccato, avrei voluto continuare la posa fino alla fine senza altre pause...
Dopo una mattinata passata a ritagliare i nuovi pezzi (riassunta nei quattro scatti qui sopra), sono pronto per riprendere la posa, e questa volta senza posa! (scusate, fa caldo)
Adesso che gli abbadini coprono buona parte del tavolato, mi rendo conto che l'effetto è decisamente accattivante. Mi piace in particolare il gioco d'ombre delle linee orizzontali, il cui percorso è irregolare quanto basta per ottenere un effetto realistico. Anche i segni (tutto sommato involontari) della carteggiatura delle tessere danno al tetto un'impressione di movimento inaspettata.
Ma andiamo avanti.
Ecco, se fossi un gabbiano non perderei l'occasione di lasciare un ricordino su quel tetto lì.
Eppure, non ho ancora finito. Ma stavolta ho deciso che non ci saranno pause e il cantiere resterà aperto fino alla conclusione del lavoro. Vorrà dire che recupererò gli straordinari più avanti.
Bene, ora che tutti gli abbadini di falda sono stati collocati posso rifinire la diagonale del displuvio, che verrà completata da una fila di tessere su entrambi i lati e una di tegole centrale.
Per evitare che lo spigolo del tetto risulti troppo sporgente ne ripasso il contorno con le lime e la carta abrasiva. Poi inizio ad incollare i piccoli abbadini, utilizzando molti dei pezzi scartati durante il taglio a causa delle dimensioni troppo ridotte.
Fine? Non ancora.
Ora che tutti i pezzi sono al loro posto è giunto il momento di dare una bella spennellata di cemento per riempire i giunti.
Mantengo la miscela piuttosto liquida per poter rimuovere meglio gli eccessi con una spugnetta, e comunque basta una passata molto leggera. Il resto verrà via a secco, lasciando che il materiale si sccumuli soltanto negli angoli mettendo in risalto le linee orizzontali e alcune giunture più irregolari.
Mancano ancora le tegole, ma me ne occuperò più avanti. Voglio però lasciarvi un'ultima immagine per stuzzicare la vostra curiosità.
Alla prossima!
MATERIALI:
ardesia, pietre, colla bianca, cemento, acqua
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, righello, carta abrasiva, Dremel con disco da taglio diamantato, pennello, spatolina, spugnetta
MISURE (in cm):
abbadini: 13x13x1
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