Dopo aver posizionato tutte le mensole in pietra, è giunto il momento di costruire i 22 archetti che incorniceranno il livello del piano nobile lungo la facciata della Domus.
Da tempo mi ero posto il problema di come realizzarli, temendo che in questo caso non mi sarebbe stato possibile restare fedele alle tecniche originali. L'apertura ogivale, infatti, veniva ricavata scavando una faccia di un unico blocco fino al livello del muro sottostante.
Un'operazione tutto sommato non troppo complessa da realizzare in dimensioni reali, ma mantenere la stessa precisione su una pietruzza larga un centimetro è tutt'altra storia.
Senza contare che con gli strumenti a mia disposizione non credevo possibile scavare agevolmente la pietra in quel modo.
Nel disegno a destra illustro come pensavo di risolvere il problema. Invece di realizzare gli archetti in un unico blocco, li avrei "assemblati" in tre diversi pezzi: due per formare l'arco ogivale e uno per chiudere lo sfondato. Il risultato non sarebbe stato molto dissimile da quello reale, con l'unica differenza visibile della giuntura tra le due metà dell'arco.
Quando però arriva il momento di iniziare i lavori, decido di fare un tentativo e realizzare il primo archetto in modo "tradizionale", mettendo alla prova una serie di punte diamantate per il Dremel recentemente acquistate.
Nulla di troppo dispendioso né (probabilmente) di grande qualità, ma che tutto sommato potrebbe rivelarsi utile nella lavorazione dei dettagli architettonici e d'arredamento.
Venendo al sodo, la realizzazione dell'archetto inizia con il taglio del parallelepipedo da uno dei listelli di ardesia (in questo caso il più spesso che avessi a disposizione). Il pezzo deve essere collocato in modo che gli strati della pietra risultino verticali e paralleli alla facciata, in caso contrario rischierebbe di sfaldarsi durante la lavorazione.
Tagliato il primo blocco, incido a mano il profilo dell'archetto sulla superficie esterna, e lo vado a scavare con il Dremel e una punta sottile. Poi, con una fresa cilindrica un po' più grossa, rimuovo il materiale all'interno dell'arco, facendo attenzione a non oltrepassare in profondità il livello dello sfondato.
In questo breve video, una fase della lavorazione:
Il pezzo così ottenuto non ha ancora le dimensioni esatte dell'archetto definitivo. In particolare la profondità risulta insufficiente e andrà ulteriormente perfezionata, ma il grosso del lavoro è fatto. Da qui in poi si tratta di piccoli ritocchi e di adattare ogni elemento allo spazio in cui andrà collocato.
Infatti, anche se in teoria gli archetti dovrebbero essere tutti uguali, vi sono minime differenze tra uno e l'altro (che l'occhio a prima vista non coglie) e si rende necessario numerare i pezzi non ancora incollati per non confonderne la collocazione.
Il primo archetto completato non è in realtà il primo ma il terzo. I primi due sono stati scartati a causa di errori di percorso, ma sono serviti per rendermi conto che effettivamente potevo procedere in questo modo e abbandonare l'idea degli archetti composti.
Dopo i primi tre archi, e una volta risolte le prime difficoltà, il lavoro risulta più semplice e ripetitivo. Temevo che la storia degli archetti me la sarei trascinata dietro per settimane, invece in un paio di pomeriggi erano già tutti fatti e pronti ad essere incollati.
Una volta fissati, posso livellare per bene la superficie superiore, sulla quale poggerà la cornice marcapiano, anche questa leggermente in aggetto.
Prima di questo ulteriore elemento, però, sarà necessario tornare a concentrarsi sulla struttura interna (volte, solai, pavimenti), giacché la crescita dei muri ne intralcerebbe la costruzione.
La facciata per ora può attendere, e sfoggiare orgogliosa la sua bella fila di archetti in pietra...
MATERIALI:
ardesia, colla bianca
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, Dremel con set di punte diamantate, lime, livella, righello, punteruolo
MISURE (in cm):
Da tempo mi ero posto il problema di come realizzarli, temendo che in questo caso non mi sarebbe stato possibile restare fedele alle tecniche originali. L'apertura ogivale, infatti, veniva ricavata scavando una faccia di un unico blocco fino al livello del muro sottostante.
Un'operazione tutto sommato non troppo complessa da realizzare in dimensioni reali, ma mantenere la stessa precisione su una pietruzza larga un centimetro è tutt'altra storia.
Senza contare che con gli strumenti a mia disposizione non credevo possibile scavare agevolmente la pietra in quel modo.
Nel disegno a destra illustro come pensavo di risolvere il problema. Invece di realizzare gli archetti in un unico blocco, li avrei "assemblati" in tre diversi pezzi: due per formare l'arco ogivale e uno per chiudere lo sfondato. Il risultato non sarebbe stato molto dissimile da quello reale, con l'unica differenza visibile della giuntura tra le due metà dell'arco.
Quando però arriva il momento di iniziare i lavori, decido di fare un tentativo e realizzare il primo archetto in modo "tradizionale", mettendo alla prova una serie di punte diamantate per il Dremel recentemente acquistate.
Nulla di troppo dispendioso né (probabilmente) di grande qualità, ma che tutto sommato potrebbe rivelarsi utile nella lavorazione dei dettagli architettonici e d'arredamento.
Venendo al sodo, la realizzazione dell'archetto inizia con il taglio del parallelepipedo da uno dei listelli di ardesia (in questo caso il più spesso che avessi a disposizione). Il pezzo deve essere collocato in modo che gli strati della pietra risultino verticali e paralleli alla facciata, in caso contrario rischierebbe di sfaldarsi durante la lavorazione.
Tagliato il primo blocco, incido a mano il profilo dell'archetto sulla superficie esterna, e lo vado a scavare con il Dremel e una punta sottile. Poi, con una fresa cilindrica un po' più grossa, rimuovo il materiale all'interno dell'arco, facendo attenzione a non oltrepassare in profondità il livello dello sfondato.
In questo breve video, una fase della lavorazione:
Il pezzo così ottenuto non ha ancora le dimensioni esatte dell'archetto definitivo. In particolare la profondità risulta insufficiente e andrà ulteriormente perfezionata, ma il grosso del lavoro è fatto. Da qui in poi si tratta di piccoli ritocchi e di adattare ogni elemento allo spazio in cui andrà collocato.
Infatti, anche se in teoria gli archetti dovrebbero essere tutti uguali, vi sono minime differenze tra uno e l'altro (che l'occhio a prima vista non coglie) e si rende necessario numerare i pezzi non ancora incollati per non confonderne la collocazione.
Il primo archetto completato non è in realtà il primo ma il terzo. I primi due sono stati scartati a causa di errori di percorso, ma sono serviti per rendermi conto che effettivamente potevo procedere in questo modo e abbandonare l'idea degli archetti composti.
Dopo i primi tre archi, e una volta risolte le prime difficoltà, il lavoro risulta più semplice e ripetitivo. Temevo che la storia degli archetti me la sarei trascinata dietro per settimane, invece in un paio di pomeriggi erano già tutti fatti e pronti ad essere incollati.
Una volta fissati, posso livellare per bene la superficie superiore, sulla quale poggerà la cornice marcapiano, anche questa leggermente in aggetto.
Prima di questo ulteriore elemento, però, sarà necessario tornare a concentrarsi sulla struttura interna (volte, solai, pavimenti), giacché la crescita dei muri ne intralcerebbe la costruzione.
La facciata per ora può attendere, e sfoggiare orgogliosa la sua bella fila di archetti in pietra...
MATERIALI:
ardesia, colla bianca
STRUMENTI:
tenaglie, pinzette, carta abrasiva, seghetto, Dremel con set di punte diamantate, lime, livella, righello, punteruolo
MISURE (in cm):
blocco: 1,6 x 1,1 x 0,8
archetto: luce 1,1; altezza 0,8; profondità 0,3
archetto: luce 1,1; altezza 0,8; profondità 0,3